Solagna Raimondo - Marziai 1926 e Vergerio Lidia - Marziai 1926

Nastro (file) 1986/14 - lato A  – 11 giugno 1986

Trascrizione integrale in italiano. Lingua parlata: dialetto veneto, di Treviso (intervistatore); della Vallata bellunese - sinistra Piave (intervistati)                           

SOLAGNA Raimondo, nato a Marziai (frazione di Vas) il 14-2-1926, residente a
Marziai (frazione di Lentiai) e moglie
VERGERIO Lidia, 1926, Marziai.
  

cp = Camillo Pavan

sr = Solagna  Raimondo

lv = Lidia Vergerio


ASCOLTA L'AUDIO INTEGRALE su YouTube https://youtu.be/AnJja4P6mAg


Incontro con Raimondo Solagna, ex carbonaio,

nel suo campo a Marziai, l'11.6.1986. Sullo sfondo 

il fiume Piave. Foto di Camillo Pavan

                      


cp Parliamo del carbone, che era il motivo per cui sono venuto, soprattutto.

I boschi erano principalmente comunali?

sr Eh sì, su tutte quelle montagne là.

cp Come si chiamano quelle che si vedono qua dalla finestra?

sr Col da Tucche, sotto il comune di Vas. Gli altri sono sotto il comune di Valdobbiadene.

cp Che monti sono? 

sr C'è … Marièch, el Cesèn, dopo c'è la Fossàssa [?], la Forconéda; dopo c'è … tutti nomi di malghe, che vanno su con le bestie.

cp Le chiamavano così anche una volta?

sr Sì, sempre chiamate così.

cp Quanto distante è il confine di Valdobbiadene, da qua?

sr Da qua ci vogliono due orette per andare sul confine di Valdobbiadene.

cp Cioè, non guardate i chilometri.

sr No! Adesso, magari c'è la strada, e si va dentro col trattore. Non che sia tanto bella, però si va fin dentro, abbastanza, insomma. Invece una volta era tutto a spalle e con le slitte.

cp Per andar su, cosa c'era, un sentiero?   

sr La strada, la mulattiera.

cp A piedi, andavate.

sr A piedi, con un mulo; si tiravano giù le […] con la slitta, no… con un mulo attaccato davanti, e via.

cp Mi spieghi gli altri boschi che ci sono qua, in fondo. Abbiamo visto quelli di Valdobbiadene questo qua vostro, e questo qua?

sr Questo è del comune di Mel. Prima è del comune di Lentiai e si chiama Garda come il lago e dopo, più in là c'è Mel; c'è Salvedèla, ci sono altre montagne, insomma. Bòt, e dopo va più su, c'è il Visentin, ma quello va su a Belluno, quello… il Visentin dovrebbe essere su a Belluno.

cp Ma voi non arrivavate al Visentin… 

sr A fare carbone? Ah, ce n'erano che arrivavano anche lassù, a seconda di dove c'erano i lotti che andavano all'asta, no? Perché quest'anno ad esempio andavano quattro cinque lotti di questi, l'altro anno andavano sul comune di Mel, e via via, mano a mano che il bosco era maturo…

02:40 cp Come facevate a sapere che là c'era il bosco libero? 

sr Eh, si sapeva, sì. Intanto le ditte che appaltavano i lotti andavano in cerca degli operai dove sapevano che c'erano gli operai adatti per fare il carbone.

cp Perché non era… io domani mattina mi sveglio e vado a fare carbone. Si andava con delle ditte. 

sr Eh, con le ditte, per dio, neanche parlare, con delle ditte!

cp Prima che mi dimentichi, mi dica come si chiama, altrimenti dopo mi confondo.

sr Io? Solagna Raimondo.

cp È parente della Lucia?

sr No, ma nel paese qua sono quasi tutti Solagna … [e Vergerio].

cp Quanti anni ha? 

sr Sessanta anni. Del 1926: 14 del 2 del 1926.

cp Sempre stato qua a Marziai? 

sr No. Prima si andava via per la Jugoslavia, prima della guerra.

cp No, ma abitante… 

sr Sì, nato sul comune di Vas. Dopo, quando hanno comprato qua, allora siamo passati sul comune di Lentiai, perché prima si abitava dalla parte di là. Sempre a Marziai.

cp Di là di quel fiume che lo chiamano, di quel torrente…

sr La chiamano la Val Paula.

cp Di là della Val Paula era sotto Vas e lei è nato sotto Vas: Marziai frazione di Vas.

… Mi racconti un po' della sua vita, dopo ritorniamo ai boschi.

04:07 sr Sono stato in Jugoslavia, da bocia. Mi hanno portato in Jugoslavia che avevo neppure due mesi. 

cp Perché?

sr A far carbone, andavano a fare carbone, allora; partivano con tutta la famiglia. E abbiamo lavorato fino nel '38, noialtri.  

cp Praticamente dal 26 al 38 lei è cresciuto in Jugoslavia.

sr Sì, sì: tutti gli anni in Jugoslavia.  

cp Che paese della Jugoslavia?

sr Oh, Dio… mi ricordo che sono stato a Postumia, che sono stato a San Pietro del Carso, che sono stato giù ad Abbazia, sopra Fiume, sono stato a Senusèchia; ci sono tanti paesi, là.

cp In Istria, praticamente…  

sr In Istria  

cp Anche più giù dell'Istria, in Dalmazia, sulle isole?

sr No, no… sempre su le montagne. Siamo stati sul monte Nano, sul monte Nevoso, a fare carbone.

cp Suo papà era specializzato… 

sr Eh, sì, sì…

cp Come si chiamava? 

sr Solagna Angelo, è morto che sono due mesi a 94 anni.

cp A 94 anni! Allora non è il carbone che fa male.

sr No, ed era ancora meglio di me, cento volte meglio di me.  

cp Aveva la memoria ancora buona? 

sr Oh! Una memoria ancora sana; ha preso una polmonite, e l'età…

cp Ci sono altri vecchiotti qua della zona che hanno fatto queste esperienze?

sr Mah, adesso… di vecchi, vecchi… eh, ce ne sono ancora, sì. 

cp Che sono andati a fare i carbonai in giro…

sr Ce n'è uno che è morto l'altro giorno che aveva due anni più di mio padre, si chiamava Vergerio. Dopo ce n'erano anche tanti altri. 

cp Ma adesso, ce ne sono ancora, attorno agli 80 anni?  

sr Attorno agli 80 anni… però che andavano a fare il carbone non saprei, qua del paese. 

cp Va bene. E sua mamma, invece, come si chiamava?

sr Vergerio Orsola, ma sono trent'anni che è morta.  

cp Quanti figli eravate?

sr Io solo, io e una sorella.  

cp Anche sua sorella è venuta con lei?  

sr Sì.

cp Più vecchia di lei?

sr No, due anni di meno… 

cp Allora, a due mesi è andato in Jugoslavia; sua sorella è nata in Jugoslavia?

sr No, è nata qua, perché si faceva la stagione, e d'inverno…

06:52 cp Quale sarebbe la stagione del carbone?

sr Dal mese di maggio, marzo e fino agli ultimi di settembre, ottobre… a seconda di come andava via  (il tempo)

cp Da marzo a ottobre, allora.  

sr A seconda di come va via il tempo

cp Di solito, che giorno si partiva? C'era un giorno, che so, magari a Pasqua… non so, la settimana prima di Pasqua…   

sr Può mettere la Settimana Santa.

cp C'era un giorno speciale o no?  

sr No, no: era a seconda anche della zona in cui si andava. Perché da una parte la neve dura fino a una data stagione, da quell'altra parte, dove è solívo [soleggiato], va via prima. A seconda del posto, della posizione, la zona in cui toccava andare… e variava magari di venti giorni.

cp Ho capito. Allora mi racconti di questa Jugoslavia. Lei cosa si ricorda ancora. Cosa facevate voi bambini, dove dormivate?

sr Nelle baracche, poh! Si faceva una baracca di legno, e là si facevano su le brande e si dormiva dentro là!

cp Chi le faceva le baracche?

sr Mio padre.   

cp Non il padrone?

sr No, era sempre l'operaio che si faceva la baracca.

cp In quanti partivate? Partivate una squadra qua dal paese oppure partivate…

sr Da qua, per andar fare il carbone, non è che si andasse in squadra. Quando c'era un uomo, marito e moglie che avevano figli, due… si arrangiavano, no!

cp Partivano loro due. 

sr Sì, sì.

cp Marito moglie e due figli...

sr Magari non da soli. Per esempio qua ce n'era uno, più in là c'era un'altra compagnia, per modo di dire…

cp Vede che dice “compagnia”…  

sr Sì. Per il fatto che lavoravano tutti per conto proprio, insomma…

cp Cioè… dal paese, partivano insieme, un gruppo…

sr Certe volte partivano magari tre quattro famiglie, delle volte, a seconda…

cp Non c'era una regola fissa. 

sr Ah no no...

08:50 cp I carbonai, come si chiamavano... il mestiere? 

sr Carbonaio, poh!

cp No, ma in dialetto! 

sr Carbonièr, carbonièr! Carbonièr, gli si diceva, una volta

cp Parli sempre in dialetto.

sr Sì, carbonièr   

cp Carbonièr, non carbonèr?

sr Carbonièr. Erano quelli di Bassano che dicevano carbonàro. Ce n'erano tanti da Bassano.

cp Quelli di Bassano come dicevano?  

sr Carbonèr(o)… avevano un altro dialetto, un'altra pronuncia, insomma. 

cp Perché dice che ce n'erano tanti da Bassano, Vicenza…

sr Sì, ce n'erano tanti da Vicenza, da Bassano che venivano dentro là a fare carbone, nella Jugoslavia.

cp Da che zone di Bassano?  

sr Qua, da Solagna… 

cp Dalla Valsugana, praticamente. 

sr Sì… ce n'erano tanti, e anche bravi, ce n'erano.

cp Allora partivate ogni famiglia [per conto suo]… però anche due tre famiglie assieme…

sr Sì, anche due tre famiglie. Ci si portava sulla zona insieme. Perché poi c'erano cinque sei famiglie che andavano a fare carbone in questa zona qua… cinque sei che andavano magari sulla zona di Lentiai… a seconda.

cp Questo viaggio in Jugoslavia, diciamo. Partivate a piedi, in corriera, in treno?

sr In treno! Naturalmente con una macchina [che ci accompagnava]. Ce n'era uno qua che aveva la macchina, che portava via la gente… Da Vas era…  

cp Sì? Già nel '34 aveva la macchina, in quegli anni là, nel '30.

sr Sì, sì...

cp E prima ancora, con cosa andavano, prima che ci fossero le macchine? 

sr In treno!

cp E prima che ci fosse il treno… ha sentito dire, da suo nonno?  

sr (…) Non penso che andassero in Jugoslavia, prima dell'altra guerra.

cp Penso che andassero ancora di più. Nel 1850, in quegli anni là, del secolo scorso, era tutto sotto l'Impero austro-ungarico, sotto i tedeschi, e può darsi che andassero ancora di più, che non c'erano neppure confini…

11:05 sr So che anche mio nonno, per dire, andava a fare il carbone, dentro per la Bosnia, a quei tempi.

cp E con cosa andavano fino in Bosnia?  

sr Eh, quello no, non so come…

cp Come si chiamava, suo nonno?  

sr Raimondo, anche lui.

cp Suo nonno faceva il carbonaio, suo padre il carbonaio, lei il carbonaio… e i suoi figli? Lei ha figli?

sr Tre ne ho, una ragazza e due ragazzi.  

cp E cosa fanno?  

sr Uno lavora a Vas, in una fabbrica di occhiali [nome non chiaro] e uno lavora qua da Pandolfo…

cp Che sarebbe?  

sr Alluminio (…)

cp È una fabbrica grossa?  

sr Eh, abbastanza, sì… saranno trecento operai.

cp E da dove viene fuori questo alluminio?  

sr Eh, loro lo lavorano e poi lo mandano via.

cp E la ragazza, si è sposata oppure lavora anche lei?  

sr La ragazza si è sposata e abita a Lentiai. Ha lavorato un poco alla San Marco, su una fabbrica, qua di Lentiai.  

cp Cosa fanno alla San Marco?

sr Lana, lavorano la lana. 

cp Allora c'erano pastori, pecore, qua.

sr No, la fabbrica che faceva, che lavorava la lana… non so dove la prendessero. Eh, qua i pastori vanno su per le montagne.

cp Non ci sono pastori del posto, qua?  

sr No (…) da Lamon ci sono pastori.

cp Parliamo, adesso, di prima di questa guerra qua, dell'ultima guerra, degli anni '20 – '30, quel periodo là.

sr Noi si andava in Jugoslavia…  

13:09 cp Lei è cresciuto, praticamente, in Jugoslavia, in tutti quei posti che mi ha detto prima.

sr Eh, sì…

cp Eravate in mezzo alle montagne, sempre, praticamente.

sr Sempre in mezzo alle montagne…

cp Non aveva amicizia con qualche ragazzino (del luogo)…

sr Eh! Qualche inverno, che si stava lavvìa, qualche inverno, che si trovava magari del lavoro "basso" [a bassa quota] dove non faceva neve e si faceva carbone anche d'inverno, allora andavo a scuola, in Jugoslavia.

cp Allora sa qualche parola, della Jugoslavia!  

sr Oh, non me ne ricordo più, no. Sono passati tanti anni, avevo dodici anni, tredici. 

cp Qualche parola però, se andasse là, la parlerebbe.

sr Là sì, ancora. Sono andato tre anni fa, a Postumia… e capivo qualche parola

cp È croato o sloveno?  

sr Sloveno. Sono andato a vedere le grotte di Postumia, ma io sapevo già da prima dov'erano, dentro però non ero mai stato.

cp Lavoravate là attorno, col carbone. 

sr Eh… su, sopra Postumia, ho lavorato: Fontana Cara, la chiamavano, Sasso Grosso, proprio sul confine della Jugoslavia. Postumia una volta era slava, ma dopo l'hanno conquistata gli italiani. Si stava proprio sul confine.

cp In Jugoslavia, erano sempre dei padroni che vi davano dei lotti  o andavate voi privatamente?  

sr No, no, sempre dei padroni.

cp Cioè, venivano qua in paese, questi padroni… come facevano?

sr Ah, gli scrivevano, allora… e poi si restava d'accordo in autunno [...], ditte magari da Trieste.

cp Come avevate fatto a trovarle, voi, queste ditte?

sr Eh, adesso! Se si trovava uno lavvìa che lavorava il carbone e diceva, magari “io ho bisogno di un pochi di uomini, di due tre famiglie”. Allora i suoi fratelli, i suoi parenti gli scrivevano “Guardate che qua c'è lavoro ”. [...]

Dopo inizia uno e tira l'altro. 

cp Qua nel paese erano tante le famiglie…

sr Eh, qua erano quasi tutte che andavano a fare il carbone, una volta. Eh, insomma, di tre parti, due sicuramente; sarà stata una parte, qua, che facevano i contadini… eh, ma due parti andavano a lavorare fuori.

cp E una parte cosa faceva, qua, facevano legna?  

sr Contadini. Avevano qualche due tre bestiole … quello che aveva un po' di legna, così, tiravano avanti…  

cp E la vendevano in questo porto qua?

sr La vendevano qua, sul porto… ma prima che nascessi io, perché poi quando sono nato io non c'era più il porto. Una volta si… c'era tutta la Vallata qua, per andare su a Belluno, su per il Cadore: venivano tutte portate giù con le zattere. E allora, quando passavano si fermavano anche qua, no. Gli si dava la roba, la caricavano su, e via! Che lavoravano con le zattere erano tutti quelli da “in su”, i Cadorini, che sapevano fare le zattere. Qua gli preparavano la roba vicino alla Piave e quando arrivavano, si fermavano, stavano qua magari una notte e dopo, alla mattina, caricavano, andavano giù.

[Da ricordare che a Scalon la strada, di fatto, s'interrompeva: cfr. intervista a Luciano Mazzalovo].

cp Caricavano soprattutto carbone?

sr Carbone, legna, quello che c'era…

cp Legna e carbone e basta, o anche altra roba?  

sr Altra roba qua non ce n'era, oltre a legna e carbone.

cp Marziai sarebbe stato il porto del carbone, praticamente. 

sr Eh, sì, sì…

cp Va bene, allora torniamo alla Jugoslavia. Facevano queste lettere, scrivevano. Che lei si ricordi, c'era qualche agenzia, non so, qualcheduno che faceva il mediatore?

sr Beh […] c'era anche quello che faceva il mediatore…  

cp Dove, qua in zona? [...] 

17:02 sr C'erano delle ditte che avevano il loro fattore, e quello si interessava, e gli trovava magari gli uomini alla ditta.

cp Era “fattore” o aveva un nome particolare, “agente”…   

sr No, no. Lo chiamavano fattore, allora… quel che controllava e dopo veniva anche a pesare il carbone.  

cp Non si ricorda il nome di qualche ditta?

sr Oh, adesso! C'era Rupèra […], che era una ditta grossa da Trieste; c'era Pangrazio, Dal Prà.

cp Sempre da Trieste?  

sr No, Postumia. Nativo non so da dove, so che aveva sposato una slava e abitava a Postumia. Dopo c'erano ancora, ditte, ma non mi vengono più in mente. C'era Sartori, da Vicenza, e quelli… ce n'erano tanti, di Sartori. Eh, c'era un po' di tutto! 

cp Mettiamo Dal Prà, da Postumia, di cui diceva prima: aveva preso i lotti, era andato all'asta. C'erano anche là boschi comunali?  

sr Eh, ben… ma tanti privati, là. C’erano tanti privati, anche in Jugoslavia, allora, sul confine e vendevano il bosco alle ditte italiane, alle ditte che facevano il carbone.

cp E le ditte incaricavano il fattore… ma veniva anche qua in paese, questo fattore?

sr Oh! Quando aveva bisogno faceva il giro, magari a Caorera.

cp E dove si metteva?

sr Nelle osterie, poh!  

cp E cosa diceva?

sr Chiamava questi operai, che conosceva, naturalmente. Parlava con uno e allora quello andava a chiamarli e si combinavano.  

cp Oppure nel cortile.

sr Ah, sempre nelle osterie, loro, andavano nelle osterie.

cp Su quale osteria andavano, qua.

sr Là, dove ci sono quelle due “ragazze” là, in quell'osteria.

cp Come si chiamava, quell'osteria?  

sr Osteria de Piero Solagna, il padre di quelle là. Lui poi faceva anche l'impresario, ma loro stavano qua, sulla zona qua, non in Jugoslavia: loro prendevano i boschi qua…

cp Questo Solagna.  

sr Sì, uno, e uno abitava là sulla piazza. Erano due soci.

cp Insomma c'era questo fattore che andava in osteria da Piero Solagna e là passava la parola… Questo per i posti lontani, e per i posti vicini, c'era un fattore anche qua?

sr Per i posti vicini qua, si trovavano alla domenica, sapevano loro, si conoscevano tutti. Ad esempio, questi qua avevano cinque - sei, sette – otto capèe… e sapeva che lavoravano per lui…  

cp Chi?

sr Questo qua dell'osteria. Sapevano che c'era gente su, e in primavera gli dicevano: tu vai là, tu va là, tu vai là.

cp Si arrangiava Piero Solagna…

Arriva la moglie, Lidia Vergerio [lv]

cp Di queste ditte, Piero Solagna, mettiamo, aveva saputo che il comune di Vas vendeva. In che stagione, mettevano all’asta i boschi?  

sr Eh, i lotti, per esempio, facevano sempre l'asta in autunno, più che altro, pronti per la primavera.  

cp Dove andavano a fare queste aste?  

sr Eh, in Comune, poh!

20:43 Fine nastro (file) 1986/14a


Lidia Vergerio e il marito Raimondo Solagna, ex carbonai.

Marziai, 11 giugno 1986



Nastro (file) 86/14 - Lato B (11.6.1986)

 

20:43 cp Come facevano, queste aste? Se lo ricorda, lei? È, mai andato a vedere?

sr Ah, di carbone no, perché ero ancora giovane. Io andavo all'asta dei lotti quando si faceva legna, dopo, più tardi, perché, quando si è smesso di fare il carbone, si faceva la legna.

cp Restiamo sempre al carbone, intanto. In autunno facevano queste aste, e le due ditte qua del paese quali erano? Solagna Pietro e…

sr … Vergerio Amedeo.

cp Quale era la più grossa?

sr Quella lassù, in piazza: Vergerio. Ma come ditta, lavoravano assieme, hanno quasi sempre lavorato assieme, erano soci e anche un po' parenti. Prendevano i lotti assieme…

cp E lavorava quasi tutto il paese, per loro?

sr Eh, quasi tutto…

cp Oppure assumevano gente da fuori?  

sr No, qua no; da fuori, no.

cp Voi - che andavate a fare carbone,  restiamo qua in paese, nelle montagne qua attorno - eravate pagati un tanto a carbone che facevate, o pagati come operai un tanto al mese?

22:10 sr Tanto al quintale.

cp A cottimo, praticamente. 

sr «A contratto». Di tanti quintali che facevi, d'autunno tiravano le somme: fatti tanti quintali, pagati tanti quintali.

cp Non c'era pericolo che qualcuno venisse a fregarvi il carbone?  

sr No!  

cp Fra di voi.

sr No!

cp Succedeva?  

sr No, perché… chi è che andava a rubare il carbone? E dopo lo portavano dove? Ancora alle ditte che c'erano qua!  [...]

cp La paga, la prendevate solo una volta all'anno?  

sr Ah, se uno aveva bisogno di soldi, domandava soldi anche prima. I conti li facevano una volta all'anno, ma dopo ti davano un acconto.

cp [Alla moglie] Anche lei andava su in montagna?  

lv Sì, sì.

cp Quanto tempo stavate fuori?  

lv Eh, sette otto mesi si stava.  

cp Tutto il periodo stavate là fuori, allora? 

lv Tutto il periodo . 

cp Non venivate giù?

lv Sì, a far la spesa per mangiare, con la dhèrla [gerla] sulla schiena… Ma lei è trevigiano?

cp Sì, sì… sto facendo una ricerca.

23:36 lv Perché, negli anni passati, nel 1917-18 c'erano le zhàte, qua [le zattere] c'erano.

cp Sono andato a fotografare, nel porto, ma non si vede più niente

lv Adesso hanno lavorato, hanno fatto la strada, ma prima non c'era mica la strada grande. Hanno fatto la strada, adesso; prima c'erano casette, casupole: dove c'è l'albergo c'erano casupole, piccole.

cp C'era sempre l'osteria, qua, della signora Solagna?  

lv Sì. Quella c'è sempre stata, che mi ricordi io, sempre stata, ma lavvìa, anche, sul porto... gli dicono porto, anche là c'era l'osteria, più in alto di dove c'è adesso. Di sotto c'era un bel pezzo di terreno. C'era un'altra casa, due case, tre case, sotto. Ci abitavano tre famiglie, quattro. 

cp Sotto la strada. 

lv Sotto la strada vecchia. Poi hanno fatto la strada nuova e hanno tirato via tutto.

24:27 cp Erano case di legno o di pietra?  

lv No, no, case di sasso, come queste. 

cp Sassi, non pietra.

lv Case di sassi.

cp La vostra qua, è di sassi?  

lv Eh, sassi, sì, perché è ancora quella di una volta.

cp Perché le hanno buttate giù, quelle case?  

lv Per la strada, no!…

cp Erano proprio sul posto della strada?  

lv Sì, in mezzo alla strada!

cp E là c'era un'altra osteria… 

lv Là, noh! C’è quella che si vede ancora adesso, sopra la strada.

sr Ma se lui non l'ha vista, è sopra la strada.

cp Sì, l'ho vista: è l'osteria Piave, bar Piave, una roba del genere…

sr Il bar Piave è giù sulla strada, ma dopo ce n'è un'altra di sopra.

lv Ce n'è un'altra di sopra, osteriòla: è quella vecchia, di una volta.  

sr Ecco in quella stradella che va via là, dove è andato lei, subito dopo la curva c'è un'osteriòla. 

cp E come si chiama? [...]

lv Noi la chiamavamo Bertuól, Fiorina. Piero Bertuól era là, che ci ricordiamo noi.

cp L'osteria di Piero Bertuol… non aveva un nome particolare? Erano due le osterie di una volta, insomma… [...]

lv No, no: erano quattro! Una lassù in piazza, che adesso c'è il negozio. 

cp Per dove si va, in piazza? 

lv Su, su di qua: c'è la piazza e la chiesa, e là c'era un'osteriòla e una botteghetta; adesso c'è un negozio: sono sempre gli stessi che lo gestiscono. Dopo c'è questa qua giù, un'altra osteriòla. Dopo c'è là, da Solagna, e dopo c'era quella lavvìa.

cp Ai tempi del porto, diciamo, la più frequentata, qual'era?  

sr Eh, allora andavano laggiù, dove c'è il bar adesso, c'era un'osteria,una volta c'era il porto laggiù, ma dopo è stata “tirata giù”.

cp Quella più conosciuta, diciamo dove gli zatterieri si fermavano… 

lv Eh, là poh! [...]

cp Riprendiamo con il carbone. C'erano queste imprese, qua del posto, i Solagna e i Vergerio che assumevano e dicevano — più o meno, se ho capito bene — dicevano: “Voi, quest'anno, andate là!”. Stavate lì quanti mesi, allora?  

lv Eh… da marzo fino in novembre (ottobre novembre).

[...] 

27:27 cp Andava anche lei?

lv Sì, sì. Mi hanno portato nel bosco quando ancora avevo due anni, un anno; un anno, avevo, un anno, neanche. Sì, un anno, proprio: mi hanno portato lavvìa in montagna. Avevo mia sorella, quella più giovane, aveva venti giorni. Eravamo quattro fratelli, due ragazzi e due ragazze; uno è morto, e si era in tre.

cp Non avevano paura che vi prendeste delle malattie, roba del genere?  

lv Eh, malattie! Si veniva fuori freschi… e mangiare polenta e formaggio…

sr Non c'erano mica le malattie di adesso, allora…

lv Non c'erano mica le malattie di adesso!  

cp Stavate bene, non prendevate mai niente!  

lv Eh!

cp Che “mangiare” mangiavate?  

lv Polenta e formai! [formaggio]. Latte poco perché non se ne trovava e chi ce l'aveva se lo teneva per sé. Se si aveva una capretta non ti lasciavano tenerla perché mangiava i germogli. Adesso, i caprioli, non mangiano più i germogli? Il bosco non lo mangiano più, i caprioli, adesso! A noi, una capretta… neppure a uno che aveva quattro figlioletti lasciavano una capretta.

cp Perché?  

lv Perché mangiava le pòle [i germogli], dopo mangiava i bosco…  

cp Chi non vi lasciava?  

lv La forestale, la forestale!   

cp Ma voi, avevate una capra o no?

lv Eh! Un colpo, qualche volta sì e qualche volta niente.  

cp Di nascosto?

lv Eh… neanche! Quell'anno che avevamo mia sorella piccola, non si aveva neanche una caorèta [capretta]. Si andava a latte; neanche latte, ma quello che veniva fuori dopo [la lavorazione] del burro.

cp Lo scòlo?  

lv El scòlo [il siero], sì. Si andava con la pignatèla. Io avevo otto anni, mio fratello ne aveva sette, uno ne aveva cinque: si andava con questa pignatella da un litro, si andava a prendere questo scòlo e mia mamma dava il latte a mia sorella - ne aveva del suo - e si era là in questo casonetto, in questa baracchetta fatta di legno. Si viveva così, là…

cp I bambini crescevano senza niente [con poco, e sani]?

lv Eh… il latte di sua mamma e dopo questo scòlo…

cp Latte, poco. 

lv Poco, poco latte, proprio poco.

sr Basta vedere le malghe che ci sono qua per andare su a Marièch…

cp Non andavate in queste malghe, a prendere latte?  

lv Ma non te ne davano volentieri.

sr Ti davano una scodelletta proprio.

lv Non te la davano, non te la davano. Facevano formaggio, e burro: prendevano di più, [tornèa pì cónt].  

29:42 cp Allora voi, per mangiare, cosa mangiavate? 

lv Polenta e formài!

cp Qualche volta, a caccia, non andavate a caccia?

lv Eh! [Si aveva tempo di andare a caccia!]  

cp Magari qualche capriolo.

lv Allora, non c'era neanche il segno di caprioli, in quegli anni là.  

sr Non c'erano mica caprioli, a quei tempi là, c'era qualche lepre; adesso non ci sono altro che caprioli

cp Adesso sono anche troppi.

sr Oh!

cp E chi li ha portati, questi caprioli?  

sr Questi li hanno mollati dal Cansiglio, penso io.

cp Ma fanno bene o fanno male, questi caprioli?  

sr Oh! Un po' di tutto.

cp Secondo voi?

sr + lv Sul bosco mangiano tutte le poléte [i germogli] che crescono, la robetta più fresca.

cp Come le capre, allora!  

lv Ecco! Come le capre. Sono come caprette, vengono nell'orto.

30:42 cp [Nel bosco] le donne, stavano là e facevano da mangiare?

lv Eh, no, no: si lavorava, da mattina a sera! Mia mamma, lavorava dalla mattina alla sera.  

cp A fare cosa?

lv A tagliare legna per fare carbone; assieme a mio papà, o anche da sola, come il padre e la madre del marito: lo stesso.

cp È stata anche lei in Jugoslavia?  

lv No, io non ci sono stata, mio padre non c’è mai stato. Sempre dentro in questi boschi, dentro di qua.  

cp Come mai, invece voi [rivolto a Raimondo] ci siete stati?

lv Eh! C'erano tante famiglie che hanno pensato di andarlo fare là.  

cp Prendevate di più?

sr Si prendeva qualcosa di più e i boschi erano più belli

lv Erano più belli e facevano più lavoro.

cp E si prendeva di più perché c'era più lavoro, perché il pagamento era sempre a contratto.

31:29 Cominciamo ora a parlare di come facevate questo carbone

Per prima cosa andavate a prendere legna…

sr Prima si taglia la legna. 

cp Tagliavate o la trovavate, raccoglievate per terra? [sic!]

lv Eh, no, no, bisognava tagliarla! Ma neanche con la motosega come adesso, con la manèra  [ascia], e dopo col seghét

cp La manèra aveva due tagli o un taglio?  

lv Da una parte sola era il taglio.

cp Manèra o manarìn?  

lv Manèra, perché el manarìn era quello che si taglia su il legno [si tagliano i ramoscelli che crescono sui rami].

cp La manèra, quanto grande era? L'avete qua, ancora, quella che adoperavate?

lv Sì, sì, sempre la stessa. Dopo sono venute le motoseghe.

[...]

cp Continuiamo col carbone. Questa legna, che tipo di legna era?

lv Si portava le [legne - la legna]  su una èra [aia, spiazzo apposito]: uno spiazzo come questa stanza qua… e se le intasséa tute [le si ammucchiavano tutte].

cp Chi la faceva questa èra?  

lv La facevamo noi, la faceva mio papà.

cp Come facevate a fare questa èra?  

lv Piàn [pianeggiante], poh, come fosse qua [il pavimento della stanza in cui parliamo]

cp Con cosa la spianavate?  

sr + lv Col sapón [con la zappa] e con la terra … si preparava questa èra.

cp Trovavate un posto che non ci fossero alberi e con la zappa e battendo…

lv … si faceva bello “piano” e dopo si faceva “na tassa [una catasta] de legne, tutte intassàde”.

cp Quanto larga era, questa èra?  

lv Eh… ci stava dentro un poèr magari di 50 quintali, di venti o trenta…

cp Quanto larga, come questa stanza qua?   

sr Eh, più larga!

cp Quanto, dieci metri per dieci?  

sr Ecco, dieci metri per dieci…

cp Mi dica una cifra che dopo io devo scrivere e non voglio sbagliare. 

sr Può mettere dieci per dieci… Ma, poi era “a seconda”…  Se c'era un mucchio che faceva carbone per 50 quintali… 

lv … allora la si faceva grande.

sr Se si facevano 30 quintali bastava più piccoletta, se si facevano 70 q.li ci voleva più grande ancora.

cp Ho capito, a seconda delle esigenze.

sr E a seconda della legna che c'era, anche.

33:50 cp Che tipo di legna vi serviva, innanzitutto, per fare carbone?

sr Faggio, faghèr.

lv Era il più commerciabile.  

cp Oppure anche cosa?

sr Carpine, era buono per fare il carbone  

cp Ce n'era carpine, su di qua?  

sr Si!

cp In dialetto, come si chiama?  

sr + lv Càrpen.

cp E dopo, cosa?  

lv Gràten.

sr Róvaro [rovere]

cp Il graten, cos'è? 

lv È … non so come dire … 

sr È quel saleghèr [salice] selvatico. [...]

cp Se il rovaro era grosso, non si poteva mica tagliarlo.

lv Quelli grossi: tagliarli tutti con la manèra. Si tagliava un mese, un mese e mezzo, due, a seconda del lavoro che si poteva fare fino in settembre.

Dopo, in settembre, tornavano ad “aprire” il taglio: la forestale diceva “potete tagliare ancora”, perché in tempo d'estate non si poteva mica tagliare, perché germoglia, il legno. 

cp Allora, il periodo in cui tagliavate, quale era? 

lv Era aprile, marzo-aprile… neanche: marzo

sr Dopo la pianta comincia… 

cp Da marzo, il taglio, fino a quando lo facevate?  

sr Fino al 15 di marzo, qualche volta fino al 20.

cp Quindi voi andavate prima di metà marzo.

lv Sì! … ma allora andavano dentro gli uomini.  

cp Anche se c'era la neve? 

lv Eh! Sì, sì…  anche con tanta neve così.

cp Allora andavate in febbraio!

lv In gennaio-febbraio, ai primi di marzo, si andava dentro: quindici giorni, venti giorni, tagliavano giù.

cp E in venti giorni riuscivate a fare il taglio… 

lv Sì… [che bastava] fino a settembre.

cp Dopo, da metà marzo fino a settembre chiudevano [il taglio], e quando lo aprivano nuovamente?

lv Agli 8 di settembre.

sr Quando la legna ormai [non cresceva] più.

cp E fino a quando potevate tagliare? 

lv Dopo si poteva tagliare sempre, fino in primavera.

cp Il legno che tagliavate in settembre vi serviva per fare…

lv Ancora, si faceva carbone ancora, fino in novembre, ai primi di dicembre.

sr Sennò restava per l'anno dopo.

cp Facevate carbone finché non veniva la neve, perché con la neve non si poteva fare il carbone.

lv Eh, no.

cp Perché?  

lv Perché, come fai, sotto la neve?  

cp Perché era freddo?

lv Eh, faceva freddo e poi l'acqua… e poi non si poteva stare lassù, perché in montagna è freddo, d'inverno.

cp Allora voi arrivavate sul posto, dopo aver tagliato la legna. Prima andavate su, magari gli uomini.

lv Un uomo, due uomini.

cp Un servitore, un operaio?  

lv Sì, un operaio…

cp Anche voi stessi chiamavate un operaio; non eravate già voi operai?

cp Sennò, allora, c'erano già loro due, un fratello e suo padre; mio papà era là con i miei fratelli: andava su, e dopo si andava anche noi. Preparavano una baracca…

37:06 cp Prima di tutto tagliavate...

lv Prima facevano la baracca

cp Già in gennaio?

lv Non in gennaio, in febbraio, ai primi di marzo. Ai primi di marzo, non in gennaio! Ai primi di marzo, e dopo tagliavano venti giorni, tagliavano la legna.

cp In un giorno due facevate la baracca. Quanto ci mettevate, a fare la baracca? 

lv Sì. Due giorni, tre, conforme…  

cp Stavate poco a fare la baracca.

lv Sì. Quando c'è la legna si sta presto. Dopo la si copriva con la carta catramata e dopo vi si buttava sopra foglia, stràm noi se ghe diséa… fója, e sopra ci si metteva dei legni in modo che il vento non la portasse via. 

cp Ripetendo...  in questa baracca, ci mettevate sopra…  

lv Legni, foglia.

cp Che legni mettevate?  

lv Quello che si trovava là, poh! Faghèr, ramàda; faghèr e foglie…  

// Ha sete? Vuole bere un bicchiere di vino? //

cp Mi racconti ancora di questo. La baracca, quanto grande la facevate?

lv In modo che ci si stesse dentro. Si aveva un posto per fare il fuoco, dopo si aveva la toléta [tavola], una “bragheta” [?] per mettere su le scodelle, le tècie, le cassaróle e tùt, i “minestri” [mestoli]. Si era come i signori, si era! Poi si avevano le sue banchéte [panchine], e dentro si facevano le brande, per andare a dormire.

cp Tutto su un'unica stanza?

lv Tutto su un'unica stanza.  

cp Quanto grande era, questa stanza? Come questa cucina qua?  

lv Eh, proprio, proprio.

cp Piccola, era!  

lv Sì, sì, così.

cp Il focolare, come lo chiamavate?  

lv El fógo se féa, el fogólar.

cp Come lo facevate? Non c'era pericolo che si bruciasse la baracca?

lv No, no. Lo si rialzava un poco da terra, con dei sassi, lo si rialzava che venisse così, e dopo mio papà metteva un legno… da una parete all'altra e si preparava, si appendeva la catena per far da mangiare  

cp Il fumo, dove andava?  

lv Tutto su! Dove voleva…  

cp Ma andava fuori, dopo…

lv Sì, perché, davanti era aperto, no! Davanti la baracca, così [... ?] e quassù era aperto [sopra l'ingresso].  

cp Era aperto? E non veniva dentro freddo?  

lv Eh, beh! Freddo che? Vai in cerca del freddo!

cp La baracca era fatta così, mi faccia lei il disegno…

lv Dieci per parte, questo era il tetto, e dopo si mettevano dieci “stanghette”… e davanti, da questa parte qua si faceva la porta, quaggiù si faceva il fuoco, il focolare e qui si lasciava aperto, qua davanti, di sopra (alla porta).

cp Non aveva un camino.  

lv No, no  

cp Sul davanti era sempre controvento, però, o no? Era orientata verso il sole?  

lv Eh… come capitava! Non c'era mica o contro il vento o non contro il vento: dove si trovava il posto!  

cp In mezzo al bosco.  

lv In mezzo al bosco.

cp Vicino alla èra

lv Anche, vicino alla èra, ma sennò anche […], ma di solito vicino alla èra, sì, vicino.

cp Quanto? 

lv Su un angolo, un pochi di metri lontano…

cp Non avevate paura che prendesse fuoco?  

lv E perché? 

41:10 Poi si preparava il pozzo per l'acqua.

cp Come lo facevate?  

lv Si faceva la buca, la si rivestiva di cemento; il pozzo, come lo fanno adesso. Non ci sono i pozzi dell'acqua? Si rivestiva col cemento e là si prendeva l'acqua per mangiare.

cp Quale acqua prendevate

lv Quella che veniva dal cielo!

cp Bevevate quella, voi? 

lv Quella! Finché c'era neve si mangiava neve, si beveva la neve, e dopo veniva giù quella dal cielo.  

cp Non era sporca?

lv Benedetto! Sporca? altro che sporca… e quando era finita quella del pozzo si andava a prenderla, quando si era vicino, si andava a prenderla nelle póse i ghe dìs… dove bevevano le bestie, facevano il bagno i maiali e là bisognava andare a bere, a prendere quell'acqua… perché, se nel pozzo non se ne aveva più, bisognava andare là; altre acque non c'erano. Ce n’era qualcheduna, diciamo, ogni tanto. Ma come si faceva? Magari camminare tre ore per andar a prendere un goccio di acqua: non si poteva. E allora si aveva quella di queste pozze, dove gli animali bevevano loro. Si andava presto al mattino, presto presto, perchè l'acqua si era “depositata”, era più bella, più limpida, perché dopo le bestie andavano a mangiare, andavano dentro alla pósa e dopo c'erano le lúje, diciamo, [le scrofe] i maiali che andavano dentro alla pozza e facevano il bagno perché erano caldi e... il giorno seguente si prendeva quella.

cp Chi aveva questi maiali? 

lv Eh, quelli delle malghe, no!

cp Era acqua piovana, sempre.  

lv Sempre acqua piovana.

cp Non sorgente.

sr Qua nella nostra zona ce ne sono poche, sorgenti.  

cp Allora bevevate questa acqua.

lv Sempre. Si facevano i nostri posét (pozzetti)… finché si aveva acqua nel pozzo, bene, quando non si aveva più acqua nel pozzo allora ci toccava andare dove si trovava.

cp Sorgenti non ce n'erano, qua, insomma.

sr Una, in tutta la zona, qua...

cp Chi aveva il carbone là vicino alla sorgente era fortunato.

lv Eh… non si poteva mica bagnare il carbone.

cp No, voglio dire, era comodo per l'acqua.

lv Eh, sì, sì… ma bagnare il carbone non si poteva mica.

cp Ma quella è un'altra roba ancora. Insomma, così, con questo mangiare, con questo vivere dentro là… e voi…  

lv E noi si stava bene, si era sani

sr E adesso si ha anche la rogna!   [...]

cp In che senso.

lv Adesso si hanno tutte le malore, e allora si stava benone. Eh, anche allora si aveva qualche malatióla, come tutti i bambini, diciamo, ma insomma, in generale, si stava bene.

cp L'acqua era quella, e altre robe da bere? Non so, birra…  

sr Eh!… 

lv Oh! Si beveva un bicchiere di vino a San Piero.

cp Perché a San Piero?  

lv Perché era festa.

sr Erano le ditte che davano un fiasco di vino all'operaio.

cp Che vino davano?

sr Vin bianco.

lv Vino che commerciavano loro… eh, ben, mancavano questi!

cè Non c'era pericolo che vi ubriacaste… 

lv Oh!  

cp Grappa… 

lv Che grappa! Se ne prendeva una bottiglietta, se faceva male alla pancia.  

sr Una bottiglietta da quarto, bastava tutta l'estate.

44:32 lv Mia mamma a Natale comprava il pane - lo chiamavano il pane di Sant'Antonio -  [per] adesso che siamo ai 13 di giugno. Il pane di Sant'Antonio, magari un chilo di pane e lo metteva dentro in una cassetta, con la farina: lo chiamavamo el bànc… Lo mettevano dentro là, e fin che non era passato Sant'Antonio non lo tiravano fuori: era duro così!

cp Quando lo compravano? 

lv Lo prendevano quando si andava nel bosco.

sr Lo si teneva là per benedizione.

cp In che senso per benedizione?  

sr Se uno aveva mal di pancia gli davano un tocchetto di pane, e allora guariva la pancia.

lv Mio papà ci faceva la zuppa, col pane e l'olio e col pepe, se proprio si stava male.

sr Se uno aveva un po' di raffreddore.

lv E l'acqua calda e il pepe, ma quando si stava male, eh!

cp Quanto grande era questo pane di Sant'Antonio?  

lv Eh… le “panette di pane” che si compravano in bottega.

cp Quante ne compravate?  

lv Sette otto; le si teneva là. [...]

cp L’alimentazione di tutti i giorni, invece, com’era? 

sr Polentina, minestra e fagioli…  

lv Minestra non si aveva tempo neanche di farne, perché mia mamma andava a lavorare, non aveva, no, tempo.

45:56 Mia mamma alla domenica veniva fuori dal bosco a far la spesa con la gerla. Si partiva quando era l'una dopo mezzanotte al sabato; mi prendeva con sé, perché ero piccinina. Si veniva fuori e si faceva la spesa. Dopo, quando era ora di messa, alle 10, si prendeva la nostra gerletta e si tornava dentro: tre ore di cammino, con una gerla piena della spesa per tutta la settimana, per sei.

cp E cos'era, questa spesa?

lv Pane? Non pane, no. Pasta, olio; zucchero neanche, perché caffè non lo faceva mai: aveva un pochino di zucchero nel caso si stesse male. Formaggio, quello che occorreva, la farina per fare la polenta.

Si arriva nel bosco quando era mezzogiorno e mio papà aveva preparato la polenta; con la polentina si mangiava e poi mia mamma prendeva su una gran càrga (quantità) di roba, si andava su queste póse a lavare, a scolserarle [risciacquarle].

cp A lavare la biancheria.

lv Sì, a tirar fuori la biancheria, e là si lavava per tutta la settimana, e dopo - al lunedì - andava a lavorare assieme a mio papà.

cp Alla domenica, diciamo che facevate un po' di riposo! 

lv Eh, sì, così… tutta la domenica si lavorava, tutta la domenica!  

cp Non c'era anche un attimo di sosta, mai?  

lv Eh, no, no. Noi bociasse  sì…

Pavan chiede di scattare una foto 

Non vi faccio mica del male! Mi pare che raccontiate delle cose che sono in pochi a sapere, dalle mie parti, almeno.

lv Sono robe genuine, sono robe vere.

cp È per quello che sono qua a disturbarvi. [...] Per quello che le domando: mi dica come si chiama anche sua moglie.

lv Io, Vergerio Livia.

cp Siete le due famiglie, Solagna e Vergerio sono… 

lv No! Siamo marito e moglie.

cp Sì, adesso sì siete marito e moglie ma, voglio dire, erano le due famiglie principali del paese, Solagna e Vergerio, o no? 

48:19 lv Eh, sì. Buona parte sono tutti Vergerio e Solagna. Tanti Vergerio e tanti Solagna, ma non parenti. [...] Vergerio era anche l'altra ditta che c'era qua, Amedeo, quello che è morto, adesso ha suo figlio.

cp Che però non si ricorda [dei carbonai] o sì? 

lv Eh, sì! Perché è vecchio come me… si ricorda, altroché.

cp Era anche lui, un impresario. 

lv Sì, era suo papà...

cp Continui a raccontarmi sempre di questi “mangiari”… era piuttosto magra, la faccenda, non c'era pericolo di ubriacarsi.

lv No, no…   

cp Queste storie che dicevano che bevevano, in montagna…

lv No, in quegli anni là no, diciamo. C'era, in tempo d'inverno che c'era qualcosa, sì, per dire … come dappertutto, come c'è anche adesso. Ma in tempo d'estate: tutti a lavorare!

49:30 cp E d'inverno cosa facevate?  

lv  D'inverno… si faceva così… a casa. Si faceva legna per far fuoco.

cp Facevate filò. 

lv Si faceva filò per le stalle, si faceva filò e noi non si aveva la stalla e allora si andava per le stalle e così si giocava le carte, robe così.

cp Filò, insomma, come giù in pianura. Lassù in bosco, raccontavano delle storie, alla sera, avevate tempo?

lv No, no! Si andava a dormire, non si aveva tempo no. Quando era la sera si andava a dormire, stracchi, quando si andava a lavorare.

Quando si era ragazzi allora si girava per il bosco, si andava in giro a fragole, frambóle, ziazéne [lamponi e mirtilli]; si andava in giro così, quando si era bociàss.

cp E altre robe?  

lv Quella roba là, soprattutto, si trovava.

cp Cosa facevate a quella roba là? 

lv La si mangiava!  

cp Non è che faceste marmellata?  

lv Che? Marmellata… non si sapeva di far marmellata, in quegli anni là, benedetto!

cp Non è che poi le commerciaste queste fragole…

lv Mi faccia un piacere: le mangiavamo, noi, altro che commerciarle! E trovarne, commerciarle, sì… si andava sul bosco, e quello che si trovava si mangiava. Spin si mangiava, di quelli che li si chiamava spin de múss, di cavalli … spin, dopo li si pelava e li si mangiava anche quelli. Si mangiava di tutto.

51:11 cp Cosa sono questi spin de múss? Sono, stropacui [bacche di rosa canina]?

lv No, stropacui non li si mangiava, perché non ci piacevano.

Erano proprio degli “spini” e facevano “la cosa” [peluria, “barba”] dentro, come i carciofi.

cp Ah… cardi! Possono essere cardi?

lv Saranno cardi, proprio. Facevano il coso dentro, come i carciofi, erano verdolini, verdi, verdi, con le spine; noi li si pelava e li si mangiava.

cp Crudi! 

lv Crudi, così come li si trovava

cp Altre robe che raccoglievate dal bosco?  

lv Cosa vuole che si trovasse, che! Se si trovava qualche lumaca, si mangiava qualche lumaca: la si metteva sulle braci, sul fuoco, e la si mangiava così.

cp Con un po' di olio?  

lv No, no, così! La si mangiava così, la si metteva sulle braci e la si mangiava.

cp Qualche animale che si riusciva a prendere…

lv No, non si prendevano animali. Galline non se ne avevano perché c'era la vólp che le portava via; allora galline, pochine: se ne avevano due-tre, quattro, che bastavano per l'uovo.

52:30 cp Faceva danno, la volpe?  

lv Un anno ce ne ha portate via tredici, tutte quante, le galline.

 

 

Nastro (file) 86/15   lato A                     segue Lidia Vergerio (lv)

 

 

lv Le galline le mettevamo dentro al loro casonetto chiuse con una porta di legno…


In paese c'era un castello, ma adesso non c'è più il castello, c'è il nome solo.

cp Castello di Vergerio? 

lv No, solo il nome di “castello”, qua in paese, a Marziai 

cp Ma era di Vergerio?  

lv  Di Vergerio […] ce ne sono tanti Vergèri, anche a Lentiai!

cp Ritorniamo alle galline, quanto grande lo facevate, il casonetto? 

lv Eh, piccolino!  

cp Durante il giorno stavano fuori, però.

lv Sì, sì, tutto il giorno.

cp A razzolare, fuori.

lv Sì. Alla sera andavano dentro, sapevano che dovevano andare dentro; si preparava un “nido” da una parte e là e pondéa [covavano], facevano l'uovo.

cp Solo per l'uovo, praticamente; non avevate anche anatre… non so.

lv No.

cp Solo galline.

lv Solo galline!

cp rivolto a sr: Anche voi, galline? Tutti i boscaioli si portavano le galline?

lv Tutti i boscaioli, con due tre galline, sempre.

sr Il barba [lo zio] della moglie aveva una gallina e l'ha portata 18 anni nel bosco.

cp Affezionato! Ma dopo, l'avete mangiata? 

lv Eh, dopo sì.

cp Poche galline, mangiavate; neanche il giorno della sagra? 

54:21 lv È per quello che il giorno della sagra, quando si faceva la sagra qua, si facevano risi col late, si andava a prendere il latte in paese e si facevano i risi col late. Perché era un giorno importante.

cp E dopo, cosa mangiavate, il giorno della sagra? 

lv Mah, si metteva un pezzo di carne nella tecia, una gallina, oppure… 

cp Carne in macelleria? 

lv Niente, niente macelleria.

cp C'era una macelleria? 

lv No, qua no, a Lentiai.

cp Allora il giorno della sagra, un po' di gallina.

lv Sì.

cp Dove le trovavate queste galline?

lv Eh, se l'aveva noi, no… osti! Quattro cinque galline, le si portava a casa; dopo, d'inverno non si sapeva dove metterle e allora le si mangiava. Poi si tornava a comprarle, oppure si metteva la chioccia. [...]

cp E che giorno è il giorno della sagra di Marziai? 

55:20 lv Il 9 di febbraio, Sant'Apollonia. Oh, facevano una festa, ma festa grande! Ballavano, lavvìa sul porto, c'era una sala, una bella saletta grande e là ballavano, facevano festa. Si faceva festa proprio grande, tanta festa, proprio.

cp Sul porto come?  

lv Là sul porto dove si fermavano le zattere, nel 1915-18, in quegli anni là. Là c'era un'osteria, quella che c'è anche adesso e di sotto, dove c' la Madonna del Piave… Ha visto la Madonna del Piave? 

cp A Caorera?  

lv Qua, qua. È quavvìa, c'è il monumento, e là c'era la sala da ballo.

cp Sempre fissa era?  

lv Sempre. C'era una sala fissa, tutto l'anno. 

cp Per la gente che passava per il porto, allora? 

lv Eh, per la gente e per il paese. C'era questa saletta. Suonavano, uno con l'armonica, suonava…  

cp Era privata, questa sala? 

lv No, no, dell'osteria, là.

cp Ma quale osteria è?  

lv Quella lavvìa.

cp Come si chiama?

lv Di sopra al bar: da Bertuol era, di Piero Bertuòl. È ancora là, più in alto del bar, ed è sempre stata là, dove c'è il monumento. Lei passa, c'è il monumento con la Madonna su: là c'era una sala, era una saletta, una stanza, e ballavano. [...]

cp Vi trovavate anche durante la domenica.

lv Alla domenica, d'inverno.

cp Solo d'inverno.

lv E basta.

57:22 cp Cosa si ballava? 

lv Eh, la polka, il walzer.

cp Chi suonava?  

lv Eh, l'uomo è morto, adesso. Un uomo, con un po' di fisarmonica.

cp Fisarmonica, soprattutto.

sr Altro non c'era.

cp Veniva anche gente da fuori del paese?  

lv Sì, questi ragazzi… 

cp Perché non c'erano altri che avevano la sala da ballo, qua?

lv No, bisognava andare a Feltre.

cp Era l'unica.

lv Sì.

cp Perché, secondo lei, c'era il ballo, qua? Perché c'era il porto, secondo me…   

sr C'era il porto … hanno cominciato, e quelli dei paesetti qua dei dintorni venivano a Marziai.

lv Sì, passavano la festa.

cp Quindi c'era un certo giro, qua. 

lv Sì, c'era tanta gente, e adesso non c'è più niente.

sr Fino al lunedì mattina.

lv Allora c'era un giro, proprio. C'era tanta gente, proprio tanta, perché non c'erano macchine, non c'erano moto, non c'erano biciclette e allora bisognava stare qua, nei nostri paesioli.

cp Che paesi erano?  

lv Qua, Caorera.

cp Tutti dalla parte di qua, del Piave, non di là, perché non c'era il passaggio, di là.

lv Sì, c'era la barca, a Caorera… la barca, la barca.

cp Allora veniva anche qualcuno dall'altra parte? 

lv Eh, qualcheduno, ma rari, rari, rari…

lv Devo andare a fare il fieno… ho l'erba per terra, al molinèr gli dicono. C'era il mulino, una volta, nei tempi indietro, e funzionava. Adesso c'è ancora il mulino, ma non è più mulino… e là ci hanno dato un pezzo di terreno, non nostro, degli altri.

cp Sta tagliando l'erba?  

lv Sì.

59:08 cp Con cosa la taglia, a mano?

lv È mio figlio, con la cosa bassa [decespugliatore?], io con la falce.

cp Adesso è dura da tagliare, a quest'ora, bisogna tagliarla alla mattina presto.

lv Stiamo facendo il primo taglio…

sr È più dura quella del secondo taglio.

Si beve un bicchiere di vino “fragolino”. 

cp Alla salute! È vostro?  

lv Sì, sì, è nostro, ma non è tanto buono, perché abbiamo uva americana, soltanto; è leggero, leggero. Altro che è genuino, senza niente. 

cp Brava! Perché è anche delicato da conservarsi… 

lv Sì, tanto, tanto, perché dicono che gli manca grado.

cp Devo proprio andar via perché vedo che è pronto da mangiare. 

sr Eh, prossimamente! Un'altra volta, torni, torni. [...]

cp Va bene, allora mi ha raccontato come vivevate, queste galline e tutto quanto, sul porto ballavate…  

lv Sì, ma allora, sul porto non mi ricordo… 

cp Ma sul bosco … mi ha spiegato il tipo di legna che c'era, e dopo, quanto lunghi li tagliavate? [i rami] 

01:00:50 lv Un metro, un metro e mezzo e dopo si faceva el pojat, noi lo si chiamava. Gli si faceva el castelót [sempre con tronchetti di legno… una specie di camino quadrangolare] in mezzo, alto, magari due metri… sarà stato due metri, tre… 

cp Com'era questo castelot

lv Un quadrato, sempre di legne, alto come el pojat,  in modo che rimanesse il buco in mezzo e da lassù, in cima al buco, si buttava giù fuoco.

cp Sempre con questi legni lunghi un metro e mezzo? 

lv No, quelli li si teneva in piedi.

cp Allora, quanto larghi erano i legni con cui facevate el castelot

sr Eh, mezzo metro.

cp Il castelot era largo mezzo metro: era un camino, quello là!  

01:02:05 lv Come un camino, come un camino.

sr E gli buttavi dentro il fuoco, dopo…  

lv Gli si buttava giù il fuoco, lo si buttava giù in fondo e prendeva fuoco in síma [sopra]… 

cp E come facevate a buttare giù il fuoco? 

lv Bronse, bronse [braci].

cp Dove le trovavate?

lv Eh madonna! non si faceva fuoco, quando si faceva da mangiare! Brónse… 

cp Normali…

lv  Sì, normali: le si buttava giù da sopra.

cp E sopra le braci, cosa ci mettevate?  

lv Niente, si buttavano giù le braci, o le legne che avevano preso fuoco, e da laggiù, la catasta prendeva fuoco in cima.

Quando si era preparato el pojat così, qua da basso si metteva uno strato di legno e dopo se ne metteva un altro di sopra. Si faceva di due tipi, el pojat, di legno, di due sorti. Il mucchio si accendeva in alto e dopo veniva giù bruciando piano, tutt'attorno, tutt'attorno, piano, piano, piano… fino in fondo.  

cp E lo coprivate, tutt'attorno?  

lv Sì, terra o la foglia.

cp Che tipo di foglia?  

lv Quella di faggio.  

01:03:12 cp Sopra, si vedeva terra o foglia? 

sr Terra, di sopra.

lv Prima foglia, e dopo terra.

sr La foglia la si metteva perché la terra non andasse giù nelle legne.

cp Cos'è che si bruciava, allora?  

lv La legna, faceva il carbone, quello dolce.  

cp E quanto tempo ci metteva, a bruciare?  

sr Eh, a seconda, una settimana, dieci giorni, undici… secondo la grandezza e secondo anche “il respiro della terra” che trovavi sotto.

cp Perché bisognava fargli dei buchi perché “respirasse”? 

lv Da basso, sì, sì… tutt'attorno. 

cp Che bocche erano, quanto larghe le facevate? 

sr Se sotto il terreno tirava, allora il fuoco stava presto ad arrivare giù. 

01:04:06 cp […]  Allora, riassumendo, c’era: un castelot, in mezzo… 

lv Dopo si metteva uno strato di legne, in basso, e di sopra se ne metteva un altro, sempre in piedi  di “legne” da un metro, un metro e mezzo.

cp E sopra del primo strato ne mettevate un altro… e non si rovesciava tutto? 

sr+lv No! Stava in piedi. 

cp Quanto grosse erano queste legne? Belle grossette, le più grosse sotto.

sr Sempre sotto, le più grosse.

Pavan. Manca un quarto… non è mezzogiorno! (Rivolto a sr che ha voglia di mangiare… intanto lv, mentre parlava, stava preparando da mangiare…)

Sempre un metro e mezzo. [...]

01:05:19 lv Dopo si faceva la scala “per andar a dargli da mangiare”, perché bisognava dargli a dare da mangiare, eh! al pojàt… dargli da mangiare legne, dove faceva buco, che andava giù [crollava, cedeva] allora bisognava dargli dentro ancora legna, scoprirlo e riempirlo di legne.

sr In modo che il fuoco consumi quelle.

lv In modo che il fuoco mangi quelle e dopo faceva il carbone.[...]

sr Bruciavano quelle che gli si buttava dentro, dopo, e basta. 

lv Bruciavano solo quelle, il resto facevano carbone, veniva bello, cantava!

[...]

Buon giorno! (entra altra persona)…

cp Insomma, bisogna sempre dargli da mangiare.

lv  Sì, sì… fino a che il fuoco arriva giù da basso. Quando il fuoco ha passato giù il primo scalét, lo chiamavano… 

cp Sarebbe il primo piano…  

lv Il primo piano… dopo, allora, non faceva più quel lavoro là… quando prendeva giù da basso, allora … lavorava nelle legne, veniva fuori [...] bel carbone, ma bello, eh! [...] 

cp Su un pojat di 30 quintali di legna, mettiamo, quanto carbone veniva?

01:07:43 sr Per un quintale di carbone ce ne vogliono cinque di legna.

cp Uno di carbone, cinque di legna: poco, ne faceva.  

sr Nel pojatto, cinque quintali di legna, uno di carbone.

cp Era un lavoro notevole.

lv Eh, grazie, far legna, star su anche di notte per dargli da mangiare… 

cp Anche di notte, nei giorni che andava.

lv Altroché.

sr Eh sì, se ha bisogno, bisogna dargliene anche di notte…

cp Quanti pojat facevate, in una stagione? 

sr Secondo la forza. 

cp In media, una famiglia normale.

sr A seconda anche del bosco.

lv Se era bello o brutto.

cp Il miglior bosco, qual era?

sr Se eri in una zona buona stavi poco a far legna.

cp Per zona buona, cosa s'intende?  

lv Il terreno, no, terreno comodo… si stava presto a portar sulle piazze.

cp Con cosa portavate la legna?  

lv Con queste: con le spalle, tutto a schiena! [...]  

cp Sempre da un metro e mezzo.

sr Un metro e venti, un metro e trenta.

lv Da metro, conforme.

01:08:58 Per far pojat non si avevano metri, non è che si misurasse, si faceva ad occhio.

cp A occhio, su che base.

sr Sempre a base di un metro e dieci, un metro e quindici, un metro e venti. Dopo, se il pezzo che capita sotto è più corto, se ne metteva uno più lungo di sopra, e se era più lungo ne mettevi uno più corto di sopra.

lv Bisognava essere professionisti a fare anche quello, sa…


lv  […)] Giobbe Deon sulla valle quavvìa, là — adesso è morto poverino — l'hanno anche tirato giù in fotografia ha fatto un pojatèl… 

cp Adesso, in questi giorni qua?  

lv Eh, no in questi giorni qua, ma non è tanto, no… 

sr  Sarà un paio di anni fa.

cp E chi gli ha fatto le fotografie

lv Non so, non so, c'era anche sul giornale.

cp È possibile vederle, queste fotografie, ci saranno i suoi figli… 

lv C'è un figlio che ha una fabbrichetta di blocchi, era sul giornale. [...]

cp Non saprebbe dirmi con più precisione, sarebbe molto importante.

lv Allora guardi: se va verso Lentiai, qua dentro, a sinistra… sulla destra, sulla destra, andando in su, c'è una fabbrichetta di blocchi rotondi, là c'è Mario Deon, se vuole domandare.

cp Mario Deon, sarebbe il nipote?  

lv No, è il figlio.

Erano sei, sette figli, tanti, tanti. Suo papà è sempre andato a fare carbone. Sua mamma è sempre là.

cp Senti… ma è buono, questo vino, però!  

lv Eh, sì, è vinello del nostro, poh! Vinello nostro, altro che non fa male, no, questo!

cp Ma in montagna niente, non si beveva.

lv No, in quegli anni no, non si avevano soldi, fiol!  

cp Non avevate neanche le viti?  

lv Vino non se ne aveva, niente.

Abbiamo fatto questa roba dopo la guerra, quando ci siamo sposati… Prima non si aveva niente. Noi non avevamo niente. Altro che un po' di casetta, usata anche come stalla, perché in quegli anni là… Poveri.

01:11:45 Mia mamma e mio papà erano poveri come i ragni. 

cp Come i… ?  

lv Come i ragni.

cp È un modo di dire? 

lv Sì. Poaréti come i ragnól, na òlta ghe disón.

Cp Non si prendevano tanti soldi, a fare carbone…  

lv No, no, fiol! Guarda, quando si aveva fatto la stagione, noi se li aveva già mangiati, e quando era primavera ci toccava tornare ancora ad andare a [credito], se si voleva mangiare. Avevamo quattro figli da dargli da mangiare. Si era in quattro fratelli, e dopo c'erano di quelli che avevano cinque figli, chi ne aveva otto. [...]

cp Appena per vivere, allora.  

lv Eh, per vivere, per vivere! Eravamo tanto poveri noi qua, nei nostri paesioli. Sennò bisognava girar l'esenpón.

cp Cosa vuol dire girar l'esenpón? * 

lv Via per la Germania, andavano a piedi. 

cp Cosa vuol dire l'esenpón? [...] 

lv Andare all'estero, andavano a piedi con la valigetta legata su con gli spaghi. 

cp Partivano dal paese, qua?  

lv Eh, sì, sì, proprio, i nostri veci. 

cp E cosa andava a fare, all'estero?  

lv Eh, quello che c'era da fare, lavorare in miniera [...] o nel bosco, dove c'era “da fare”. Erano paesi miseri, erano. Dopo la guerra c'è stato un po' di progresso.

cp Questa guerra.

lv Sì, sì, questa.

cp La strada, quando l'hanno fatta?

lv Adesso… [rivolta a sr] “Da quando, Mondo, da dieci anni”? 

cp Prima, come facevate?  

lv C'era la stradina, di tre metri, di due metri, due metri e mezzo, tre. Come quella che va su, qua, dopo quello dei blocchi...

Fine conversazione, improvvisa: sovra registrazione di altra intervista!


* Cfr. Mario Rigoni Stern, Storia di Tönle, Einaudi, 1978, p. 13:

«Negli anni in cui aveva girato il mondo, prima come ragazzo porta-acqua nelle miniere, poi come eisenponnar sulle strade ferrate in costruzione… ».


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