Giuseppe Vergerio, 1924; Rinaldo Vergerio, 1925; Antonio Colle 1924

Nastro (file) 1986/17a + 17b – 19 giugno 1986


Intervista multipla. Tutti gli intervistati sono nati a Marziai.


Giuseppe Vergerio detto Bepi Cucc, nato il 30.1.1924 (VG - nella trascrizione originale, anche Altro)

Rinaldo Vergerio, nato il 30.1.1925 (VR - nella trascrizione originale, anche Altro 2)

Antonio Colle detto Penacét, nato nel 1924 (CA)


Marziai (BL) - I carbonai Rino Vergerio, al centro,
con Giuseppe Vergerio e Antonio Colle - 19 giugno 1986
(Foto di Camillo Pavan)

Trascrizione integrale in italiano. Lingua parlata: dialetto veneto, di Treviso (intervistatore); della Vallata bellunese – sinistra Piave  (intervistati); con alcune frasi in italiano.

L’incontro con i testimoni è avvenuto nella piazza della chiesa di Marziai, dove Rinaldo (Rino) Vergerio stava tagliando legna con la sua sega.

 

ASCOLTA L'AUDIO INTEGRALE su YouTube https://youtu.be/JQdNHFofhVk 

 

– Commercio soprattutto, voi… 

VG Commercio o come lo facevano [il carbone]? [...] Quando facevano le ère

VR Come facevano a cominciare…

– Come facevano a cominciare. Dai sentiamo, allora… mi dica come facevano a cominciare; me l'hanno già detto, ma vediamo se corrisponde…

VG Fai un quadro, no? Una piazza, una èra, come gli si dice… e dopo si cominciava  […] Sempre in piedi, in piedi così, e sopra un altro, così…

– El castelot in mezzo là… sempre poggiandole.

VG Sempre alto, sempre su, fino in cima a due metri.

– Non è che ci fossero dei pali piantati anche in mezzo…

VG Niente pali, stavano così; mettevano legni, tutti così, piccoli.

–Dritti così, come facevano a non rovesciarsi?

VG. Noi gli si chiama il quadro, insomma, si faceva il castello (el castelot).

Quando si era andati su un metro con i bacchetti piccoli, li si taglia circa di mezzo metro e dopo si va su … si appoggiano dei scavéss (?) sopra… e dopo si va su ancora un altro metro e dopo gli si appoggiano ancora degli altri piccoli (a fianco), così, fin che l'è su.

01:32 – Sopra [si metteva] el testin, o sbaglio?…

VG El testin, sì…

– Come erano quelli, erano diversi?

VG  Quelli erano tutti bacchetti.

– Più piccoli…

VG Si comincia, e, quando viene grande, el pojatt, che ha magari dieci metri di circonferenza… allora su, di testa, vien sempre giù…

VR Non bisogna mica metterli in piedi così, bisogna un pochettino […] Dopo bisogna fargli, con i piccoli… bisogna tagliarli corti e sgalivàrlo via [livellarlo]. La testa veniva come qua, capisce? E qui restava il buco e dopo davano da mangiare giù per il buco.

Pavan. Mostra la foto da Scheuermeier (Il lavoro dei contadini), e chiede commenti. Qui è messo solo: «Predazzo, la carbonaia fumante…».

GV Il fuoco era fino a qua.

02:32 – Da cosa vede che il fuoco era qua? 

VG+VR Perché qua è più “piano”, si vede, perché fracca dentro, perché il fuoco prende in cima. Sulle punte, qua così, poi viene giù, viene giù, viene giù… e mano a mano che viene in giù mano a mano che fa carbone, la legna “si stringe”, quando fa carbone diviene più piccola…

– Queste tavole qua attorno perché le hanno messe?

VG Non sono tavole

– Cosa sono allora? 

VG  Queste qua sono quelle che tengono la terra, che sarebbero scavéssi interi.

– Anche voi facevate così?

VR. E anche una “cintura” bisogna mettergli…

– Mi domandavo infatti, come fa a star su la terra?

[…]

VG. Attorno alla legna bisognava metterci delle frasche.

– Secche o…

VG No no, verdi, di pino.

– E quelle le mettevate direttamente sulla legna … e sopra ci si metteva la terra […]

VG  Eh, bisogna che si attacchi là, la terra…

03:44 – O sennò, a cosa servivano quelle foglie messe giù per prime?

VG Perché non vada la terra dentro la legna… capisci? E in cima là, su quello che dice lei, sulla testa, si metteva foglia, stràm

– Una volta finito el pojatt, el castelot lo chiudevate? Una volta datogli fuoco?

VG Dato fuoco, “là gli si dava sempre da mangiare”, da sopra. Si metteva un furigón, una stanga in piedi, giù per il buco: da in cima bisogna andare fino in fondo, con la stanga, e là gli si dava da mangiare, si butta sempre giù. Se va storto, allora gli si dà da mangiare anche fuori dal castelot, ma se va diritto, sempre nel castelot, finché ha riempito il buco.

– Quante braci (pezzetti ardenti) si buttano giù?

VG Finché hanno riempito il buco: ma “mangia” anche tre giorni, due giorni, tre.

– E dopo ha detto che durava otto giorni-dieci…

VG Di fuoco, sì, dura! Ma non gli si dà mica da mangiare fin…

– Ah, il mangiare glielo si dà all'inizio, allora! 

VG Da qua, finché arriva fino a qua, dopo non gli si dà più da mangiare.

– Perché? 

VG  Perché, chiuso il buco, fa il corso di suo…

– Come nella foto, allora. Qua stava ancora mangiando [sempre commentando foto di Predazzo].

VG Qua aveva proprio appena finito di mangiare; forse gliene avranno dato ancora qualche volta: finché fumava quassù gli davano da mangiare, perché bisognava fargli i buchi qua, tutt'attorno.

05:10 – I buchi li facevate basso o alto?

VG Basso bisogna farne cinque sei, da basso: quelli grossi così, perché respira.

– Grossi così, quanti centimetri?

VR Sarà 7-8 cm…

VG Distanti uno dall'altro saranno due metri…  E dopo, qua si fanno tutti “fissi” così [vicini]…

– Anche sul pojatt, qua?

VG  Sì … due file: una dove c'è fuoco e una dove ha da fumare, perché deve venire sempre in giù, il fuoco. In giù, sempre in giù, deve venire.

– Nella foto non si vedono buchi…

VG Si vede che là è una carta, ma sennò hanno da fare tutti buchi.

VR Perché sennò scoppia, no! Se non ha respiro, scoppia. […] Bisogna che gli facciano i buchi attorno

–  Sempre da alto? 

VG No, no. Prima, subito, bisogna fargli i buchi sotto.

VR Sotto ha il respiro: comincia da sopra, e lui arde sempre.

06:07 – Sì, ma i buchi alto, quando si fanno?

VG Eh, quasi subito, appena ha preso [fuoco] la punta qua su, bisogna fare i buchi qua attorno. Perché il primo giorno prende fuoco, vede che el ciàpa. Butta giù come questa mattina, e quando è questa sera può essere venuto su anche il fuoco. E comincia quassù a mangiare, andare attorno (mangiare attorno), e dopo si comincia a fare qualche buco.

– Quanti buchi?

VG A seconda della grandezza che ha.

– Non era come quelli basso, ogni metro e mezzo…

VG No, no, qua bisogna farli ogni venti centimetri. [...]

06:42 Con cosa li facevate?


Testimonianza di Giuseppe Vergerio, Rinaldo Vergerio, Colle Antonio,
carbonai di Marziai - BL. Nastro 1986/17a, p. 2 (19 giugno 1986).
Foto della trascrizione originale (2 luglio 2006).

VG Col legno, così, "se sponciava".

– Ah, si passava in mezzo alla terra!

VG Qua una riga, e dopo un'altra qua sotto, con i buchi dispari, sempre dispari, sempre così. [...] Quando (il fuoco) arrivava da basso si cava fuori il carbone.

– Il carbone, mi hanno detto che lo si cava come “sbucciare un'arancia”, mi hanno detto… gli si gira attorno, è vero? Mi ha spiegato un certo Livio Vergerio.

VG Livio Vergerio è quello…

– Adesso è a Varese.

VG Si prende così, si butta sempre fuori…

– La terra del pojat bisogna tirargliela via.

VG Viene giù sul posto, perché è asciutta e calda.

– Si comincia da sotto?

Da sotto, qua, si volta via così…e quell'altro col rastrello, tira fuori il carbone. 

– La terra, non occorre tirarla via.

VG No, vien giù da sola, perché è calda.

VR Quando tu tiri giù da sotto il carbone, la terra viene giù da sola, perché è asciutta.

07:55 – E non si sporca il carbone, con la terra?

VG No, no…

– Perché?

VG Perché è asciutto, caldo.

– Sì, ma come si fa a separare la terra dal carbone?

VG+VR: Col rastrello, e dopo el sgòbel, si tira col sgobel e con una forca di quelle grandi, di quelle che hanno 10-12 denti, 14.

VR Quando tira giù il carbone, la terra resta giù.

– El sgobel, ce l'ha, lei?

VR Sì, l'avrò, io, ma non so dove sia.

– Eh, vede, bisognerebbe fare la fotografia agli attrezzi! Insomma, così si tirava via il carbone […] sempre da sotto?

VG Sempre.

– Girandogli attorno.

VG Sempre attorno, sempre attorno… E dopo, quando uno tira giù il carbone, lo butta fuori e ci sono magari uno o due col rastrello che lo tirano fuori e lo mettono da una parte.

08:50 Poi se arde bisogna spegnerlo.

– Con cosa? 

VG Con l'acqua, noi lo si spegne.

VR Altrimenti con la terra.

VG Sennò con la terra, ma è più facile con l'acqua, perché il fuoco sta vivo anche due giorni, sotto la terra.

– Invece con l'acqua si spegne

VG Con l'acqua si spegne subito.

– La terra che mettevate sopra el pojat, che terra era? Terra particolare, terra normale?

VG Terra normale: la prima volta è fatica, quando che è genuina, la terra… dopo, quando è cotta si va molto meglio.

– Dopo, ributtavate sempre la stessa terra? 

VG Sì.

 – Perché è meglio quando è cotta?

VG Perché sta su meglio, è più leggera.

09:29 – Il compito della terra, qual è? Quello di fare in modo che non si bruci la legna?

VG Quello di “purificare” la legna. La terra purificava la legna, che si cuoce senza fare la fiamma.

VR Se lei dà fuoco a quella legna là, arde.

VG Invece con la terra “resta tutto dentro”.

VR La legna “si passa” e diventa carbone.

VG Resta dentro tutto il calore; la legna fa molto più calore, insomma.

VG Sulla piazza ci stava su un pojat di 50 quintali: pensi quanta legna ci vuole! Ci vogliono cinque sei quintali a fare un quintale di carbone.

– Cinque quintali di legna e uno di carbone.

VG Sì.

VR Per fare cento quintali di carbone ci vuole cinquecento quintali di legna.

– Di solito, quanti quintali venivano fuori, da un pojat?

10:19 VR Mah… qua da noi, la maggioranza venivano fatti sui 50-60 quintali; ma dopo io sono stato anche lavvìa, in Jugoslavia e ne facevano anche da cento e passa.

– Perché lo facevate più piccolo qua nella zona vostra, rispetto alla Jugoslavia? Perché questo qua è un monte ripido?

VG No. Anche per quello, ma soprattutto perché qua sono boschi cedui, invece lavvìa erano ad alto fusto.

VR Erano più grossi.

Che differenza c'è fra cedui e alto fusto?

VG Qua bisognava fare più piazze, no? Invece lavvìa ne facevi una e potevi fare, per modo di dire, 200 quintali di carbone o anche di più. Qua, a fare 200 quintali di carbone in una stagione, ci voleva una famiglia, e ci volevano più piazze…

– Il motivo per cui andavate all'estero, era quello: perché trovavate più bel carbone?

VG No, no… perché qua non c'era lavoro. 

VR Non c'era sufficiente lavoro.

– Come non c'era lavoro?

VG Ce n'era per due tre famiglie, quattro, al più.

– Erano più fortunati quelli che restavano qua?  In un certo senso.

VG Fortunati, così, perché erano a casa, ma sennò, come soldi forse ne guadagnavano di più, là. Da lavorare fin che si voleva, perché le ore le facevano tutte, anche di notte.

– Il motivo principale era quello, insomma, che qua il carbone non bastava per tutti.

VG No, no, [non bastava].

VR+VG Non ce n'era per tutti, qua. Anche quelli di Solagna, per esempio, anche loro venivano in Jugoslavia… anche quelli. 

– Come mai, Solagna e voi? Come mai proprio i vostri due paesi?

VG Paesi che avevano cominciato così… ancora dai nostri nonni, i nostri avi, prima…

– Forse perché qua c'era il porto? [...] Chi vi ha insegnato, come avete imparato?

12:15 VR Una volta andavano in Carinzia, in Jugoslavia, ancora mio nonno. Vuol dire che era del 1860-65, mio papà era del ’92 … ecco, nel 1905 andavano in Austria, andavano in Germania, a fare carbone; partivano da qua a piedi.

VG Andavano dentro per…

VR …per la Jugoslavia, dentro per la Croazia, dentro per di là, e là cominciavano a far carbone, e dopo sono venuti qua e hanno continuato, e penso che abbiano imparato là a fare il carbone.

VG Io so che mio nonno mi raccontava, adesso che ci penso, che in una stagione ha fatto un pojat solo, grande però!

– Dove, questo?

VG Via per la Jugoslavia, anche lui, a Gajrak [località non identificata, forse bosniaca. La Bosnia fino alla Prima guerra mondiale faceva parte dell'impero Austro-Ungarico].

– Gairak… vicino a dove era? vicino a Lubiana?

VG Deve essere da quelle parti là…

VR Adesso i nostri, dopo il 1930, andavano qua vicino, che c'era la Jugoslavia italiana.

13:18 Prima, che era ancora [sotto l’Austria] andavano dentro, proprio dentro sull'interno, fino in Bosnia, sull'interno, a far carbone.

– E altri posti che andavate?

VR Sul Cansiglio.

VG Sennò qua in Friuli.

– Anche sul Cansiglio? Dove, in che paese?

 VG In Cansiglio sulla foresta, a 1000 metri.

– Anche sul Cansiglio? Dove, in che paese?

 VG In Cansiglio sulla foresta, a 1000 metri.

– Siete andati dentro la foresta grande di faggi? 

VG Sì, ho fatto due tre anni, io, là.

– In che località era, si ricorda?

 VG Pian Osteria.

– Ma non carbone…

VG No, ho fatto legna, allora. Ma prima ce n'erano qua da Marzièi: c'era Bètia, c'era me barba Nini… e tanti altri che sono stati su e hanno lavorato dieci dodici anni, di carbone. Ci sono ancora le piazze, là sul Cansiglio, col faggio. E là bisogna pensare che ci sono faggi più grossi di fusto.

– Andavate meglio con il grosso o con il piccolo, a fare carbone? 

VG Col piccolo, si andava meglio a fare carbone. Così, roba così: veniva fuori meglio anche il carbone, perché con la stèla, roba de stela [tronchi fatti a pezzi] vengono fuori più tocchi.

– Vi toccava spaccarli, quelli grossi?

VG Sì.

– Erano due lavori, da fare.

VG Due lavori da fare, sì.

VR Dopo andavano

– Siete andati dentro la foresta grande di faggi? 

VG Sì, ho fatto due tre anni, io, là.

– In che località era, si ricorda?

 VG Pian Osteria.

– Ma non carbone…

VG No, ho fatto legna, allora. Ma prima ce n'erano qua da Marzièi: c'era Bètia, c'era me barba Nini… e tanti altri che sono stati su e hanno lavorato dieci dodici anni, di carbone. Ci sono ancora le piazze, là sul Cansiglio, col faggio. E là bisogna pensare che ci sono faggi più grossi di fusto.

– Andavate meglio con il grosso o con il piccolo, a fare carbone? 

VG Col piccolo, si andava meglio a fare carbone. Così, roba così: veniva fuori meglio anche il carbone, perché con la stèla, roba de stela [tronchi fatti a pezzi] vengono fuori più tocchi.

– Vi toccava spaccarli, quelli grossi?

VG Sì.

– Erano due lavori, da fare.

VG Due lavori da fare, sì.

14:51 VR Dopo andavano nella Val Zoldana, andavano sulla Val Cellina.

– Anche in Val Cellina, i vostri, qua da Marziai.

VG Sì, sì, era il suo mestiere, altri lavori qua non ce n'erano.

VR C'erano quei due-tre contadini…

– Ma voi sì che avete fatto i soldi, che eravate commercianti; voglio dire, stavate bene.

VR Se si lavorava, si aveva un franco, ma non farsi siòri.

VG Loro lavoravano più di quelli che andavano sul bosco.

– Sì, perché? Cosa avevano da fare?

VR Si doveva caricarlo, portarlo via.

– A chi lo portavate?

VR Noi lo si portava ai rivenditori.

– Cioè, chi erano, nella zona; mettiamo a Trieste.

VR Beh, noi a Trieste non lo si portava

– Voi lavoravate qua nella zona?

VR Noi lo portavamo a Montebelluna, a Treviso. […] Lo si portava fino a Treviso, Vicenza, Mestre, a commercianti che poi lo rivendevano.

15:52 – Che uso facevano di questo carbone?

VR Al posto del gas.

– Al posto del gas, per le cucine, insomma. 

VR Per le “cucinette”. C'era una cucinetta come questa qua, per dire, un po' più grande, con tutti i suoi buchi, e dentro ci mettevano il carbone.

– In città, praticamente… non in campagna.

VR Anche in campagna

– Non avevano la legna, in campagna?

VR Eh, la legna! Fare una pignatta di brodo, di minestra: mettevi dentro mezzo chilo di carbone e… […]

– Lei portava a questi rivenditori nella zona del Trevigiano, fino a Vicenza, non verso la montagna.

VR No.

– Sul Bellunese, sul Cadore? Là si arrangiavano…

VR A Longarone ad esempio, in Val Zoldana, in Val Cellina…

– Facevate carbone anche a Longarone?

VR Si faceva carbone, sì.

VG Anche là, anche là; dopo hanno imparato, la gente. Prima di tutto erano sempre i nostri che andavano a fare carbone.

16:56 VR Partivano con la famiglia completa, boce, grandi e cèi, tutti. Otto-dieci, quelli che erano, si facevano la baracca di legno e là vivevano sette otto mesi.

[…]

– Voi lo distribuivate così, all'ingrosso.

VR Noaltri lo si portava ai rivenditori.

– Si ricorda i prezzi? Ad esempio, l'ultimo anno che avete lavorato, a quanto andava?

VR Ostia, come faccio ricordare. Avevo anche il registro, io…

– Ce l'ha ancora?

VR Sì, ma bisogna vedere dov'è! […]

VG Lo portavano qua, e portavano fuori dal bosco sette otto sacchi per viaggio, con la slitta. Nei primi tempi lo portavano fuori con la schiena.

– Solo d'inverno, con la slitta?

VG No, no, anche in piena estate, come adesso.

– E scivola, sì?

VG Con i ferri, sotto, scivola. “Le làme”, noi le chiamiamo, quelle larghe come una mano. Io ho ancora due slitte…

18:07 Lei, Rinaldo Vergerio di che anno è?

1925, 30 dell'8.

– È nato nel bosco?

VR No, qua.

– Lei invece, che si chiama?

GV Giuseppe Vergerio […] mia moglie si chiama Vergerio anche lei.

– Giuseppe Vergerio, nato…?

VG. Il 30 gennaio del 1924, nato a Marziai di Vas.

– Così mi dicevate, del carbone... L'ultima volta, a quanto andava, si ricorda?

VR Non mi ricordo mica.

– Cosa compravate, ad esempio, con un quintale di carbone?

19:03 VR Dunque, noaltri si portava a destinazione, al rivenditore, a 25 lire al quintale, mi ricordo. Quelli che lo facevano prendevano 8-10 lire al quintale.

VG  8-10 e anche 11, negli ultimi tempi, qua, perché ne ho fatto anch'io, dopo la guerra. […]

VR Diciamo prima della guerra.

 – Mettiamo l'ultimo…

VR Eh, non mi ricordo mica… andava sulle mille lire al quintale.

– Così tanto?

VG Allora, dopo la guerra era venuto…

VR Costavano cento franchi le legne: è stato un momento che è andato su, dopo è andato a zero.

– Negli ultimi momenti andava bene, prendevate qualcosa anche voi carbonai.

19:41 VG Insomma, si prendeva qualcosa, sì… ma non c'erano più boschi!

– Perché non c'erano più boschi?

VG Erano finiti.

VR Erano stati tagliati tutti.

– Chi li ha tagliati, i boschi? […]

VR Durante la guerra erano tutti a casa, lavoro non ce n'era. Siamo stati invasi dai tedeschi e tutti sono andati sul bosco. Qua c'era tanto bosco del Comune di Valdobbiadene, e anche di altre proprietà, e sono stati tagliati tutti. Tutti si arrangiavano, bisognava fare quintali, quintali e quintali…

– Nessuno diceva niente?

VG Cosa vuole che dicessero!

– Questi boschi, la montagna qua di dietro, come si chiama?

VR Col de Tuche.

– È sotto Vas?

VG Sì.

– Comunale?

VG No, il comune non ha più niente, è del demanio.

– Ma una volta, era comunale?

VR Una volta era comunale.

20:37 – Voi partecipavate alle aste. Mi spieghi com'era la faccenda.

VR Tutti i comuni. Il comune di Valdobbiadene, l'Ospedale di Valdobbiadene, il Comune di Mel o di Vas, o di Seren – perché siamo andati anche sul Grappa a fare carbone –  […] siamo stati tre quattro anni, noaltri, là! I boschi andavano all'asta, al miglior offerente.

– Come funzionavano queste aste?

VR Erano a candela vergine o a busta chiusa.

Come sarebbe questa candela vergine?

VR Accendevano tre candele. Uno offriva cento, quell'altro cento e venti, quell'altro cento e venticinque, finché l'ultima offerta – prima che si spegnessero le candele – restava valida. Prima che la candela finisse –  un cerino, quello che era – uno doveva fare un'altra offerta, sennò restava quella precedente.

– Erano tre le candele.

VR Sì.

– Dovevano spegnersi tutte tre… 

VR Tutte tre.

– Finché c'era un po' di luce accesa…

VR …uno poteva offrire ancora di più.

– Quando tutte e tre le candele si erano spente… 

VR Allora era legittimata l'ultima offerta.

– Come si chiamava, “candela vergine”?

VR Candela vergine. Oppure c'erano le buste chiuse…

21:52 – La candela vergine, quanto grande era?

VR Erano cerini, poco più… poco più di cerini!

– Ah, candelette piccole!

VG Sì, era un attimo. 

VR Che durano un minuto, una roba così. […] In principio era così. Dopo invece hanno cominciato a fare “a busta chiusa”. […]

– Erano tanti che partecipavano a queste aste?

VR Fai conto… c'era a Lentiai, anche là c'erano commercianti, dopo ce n'erano da Miane, commercianti, dopo ce n'erano qua, dopo c'era…

– Due erano qua da voi: lei e Solagna; e dopo?

VR Dopo (ce n'erano) da San Piero [di Barbozza?].                                         23:07 – Quelli di Lentiai.

VR A Lentiai, per esempio, c'era Piazzetta, c'era Genisio…

– Piazzetta, cosa?

VR Adesso non ricordo più il nome. Piazzetta, e dopo Genisio Vittorio… e, il nome di Piazzetta non lo ricordo…, no, Rino... Rino Piazzetta.

– Adesso cosa fanno, questi commercianti?

VR Ah, sono morti!

– E i loro figli?

VR. No, non lavorano più… 

– …sul carbone… non lavorano più sulla legna. A San Pietro me l'ha detto e a Miane chi c'era?

VR A Miane c'era una signora, non mi ricordo più come si chiamasse perché sono passati trenta anni, quaranta, io non so quanti!

– Comunque, quando è arrivato il Pibigas

VR … è finito il carbone. Quando è arrivata la bombola del gas; e anche prima, perché prima ancora…

– Prima perché, dice? Quale era il motivo, prima?

VR Il gas, nelle città è arrivato prima, nei paesi più grossi. Da noaltri è arrivato dopo. Ma da noaltri qua non si aveva neanche bisogno del carbone, perché si faceva fuoco sempre con la legna. Non è che se lo si facesse per noi, il carbone.

VG Sì, qua a Marziai non ne andava niente di carbone… forse le donne stiravano, ecco, lo mettevano nel ferro. Con un chilo di carbone, due, passavano tutto l'anno.

Ho capito. Anche lei sempre in giro per il mondo, con questo carbone! 

VG Sempre.

24:39 –  Lei, dove è nato?

VG Sono nato qua nel paese e ho cominciato ad andare quando avevo 14 anni, io, a fare il carbone. Sono andato in Jugoslavia.

– E fino a 14 anni, cosa faceva?

VG Qua, con le bestie, con il nonno, con mio papà, sempre così.

– Faceva il contadino, insomma.

VG Contadino? Così, strazzamestièr… due tre bestie.

– Avevate terra, o no? 

VG Sì, aveva un po' di terra, mio papà.

– Quanta terra, aveva?

VG Non so, tra boschi e così avrà avuto un sette otto ettari.

– E con quelli non vivevate…

VG Si viveva? Metti anche che si viveva… ma si era anche, noi, una famiglia un po' numerosa, perché si era sette otto fratelli; e dopo il nonno, la nonna, i genitori. Allora ai figli più vecchi gli toccava andare fuori dal nido, a servire.

– Qualcuno andava anche a servire, qua a Marziai?

VG Tanti.

25:42 – Servire, dove? Nelle famiglie più grosse, dai contadini? 

VR No. Una famiglia, ad esempio, prendeva su un ragazzo o due per servire.

– Ma dove, dai contadini, sempre?

VG  Sempre dai contadini, nei paesi qua.

VR Ma anche a fare carbone: andavano su, e si portavano dietro un ragazzo. 

– Servitore, carbonaio. Cosa prendeva, un uomo, così.

VG Io ho guadagnato… ben, io in quell'anno ho preso una bella stagione, sentivo che lo dicevano. In sette mesi ho preso 900 lire.

– Come servo carbonaio. 

VG Come servo, sì. Nel '39.

– Vi chiamavano “servo” o ”operaio”?

VR Servo, servo.  

– Il nome era proprio…

VR … servo.

– Servo carbonièr? 

VR Servo e basta, si chiamava, perché doveva fare tutto quello che c'era da fare. Servo.

– Lei era un ragazzo.

VG Nel ‘39 avevo 14 anni, 15 anni scarsi.

– E ha preso 700 lire.

VG 900 lire, in 7 mesi.

– Da che famiglia è andato?

VG Era una famiglia, qua, un mio zio, da parte della moglie.

– Sempre un Vergerio. 

VR Con chi eri?

VG Con Gelindo. […]

26:44 – A proposito, avete soprannomi, voi: tutti questi Vergerio!

VG Sì.

– Lei, che soprannome ha? 

VG Bepi Cucc.

– E quell'altro Vergerio che dicevamo prima?

VR Ancora: Bepi Cucc anche quello!

VG Siamo figli di fratelli.

– E Livia Vergerio, che ha sposato Raimondo Solagna?

VG È una Vergerio anche quella.

– Che soprannome ha?

 VG Canseghèr. Suo padre lo chiamavano Canseghèr; cosa lo chiamavano di soprannome? Jòbe!

VR Jòbe.

– Allora due soprannomi… 

VR Jòbe era il soprannome. […]

– E Raimondo Solagna, che soprannome aveva?

VR Salvedèla, suo padre.

– Che sarebbe anche una montagna, quassù.

VG + VR Abitava dove ci sono quelle case ultime, là. Abitava lassù, in cima e lo chiamavano Salvedèla.

VG Siccome qua dentro c'è una montagna che si chiama Salvedèla [Salvedella], che sarebbe l'ultima qua, che dopo si vede giù per Miane, è per quello che gli hanno messo il nome Salvedèla; dentro di là case non ce n'erano più…

27:51 Là è proprio il confine con la provincia di Treviso…

VG Eh… ma bisogna andare un bel po' avanti.

VR Qua dentro ci sono quattro comuni. C'è Segusino, Vas, Lentiai e Valdobbiadene, tutti in una valle.

– Sì? Che sarebbe Val de…

VG Val de la Córt… la Val Pàdoa.

– Val Pàdoa o val de la Cort?

VR No: Paola, Val Paola.

VG Dove arrivano i confini è “la Córt”.

VR La chiamano la Córt, i quattro confini. 

– Insomma, anche a fare il servo si prendeva qualcosa, non stava male…

VG Insomma! Ho anche lavorato io, la mia parte.

28:28 – Cosa faceva un servo?

VG Cosa faceva? Tirar el segón tutto il giorno, la manèra, el ronchét, portar legna. Così, insomma: tutti i mestieri che c'erano da fare toccavano a lui …

– I peggiori.

VR Non ti facevano stare con la pancia in su! 

– Perché lei faceva il padrone? 

VR Eh… ho lavorato anch'io. 

VG Eh, ha lavorato, sì. Lavorare fin che si voleva.

28:51 Colle Antonio (CA = altro presente all'intervista). Ho preso 500 franchi anch'io.

– Ha fatto il servo, anche lei?

CA Sì. 

– 500 lire… ha preso meno, allora, di lui.

CA Nel '40, io. 

– Lei (VG), invece, era nel '39.

VG Dipendeva dalla coscienza dell'uomo, di quello che ti prende in consegna.

– Tutti lavoravano, bambini, donne.

VG Quelli che erano in grado di farlo, lavoravano tutti, tutti sotto.

29:21 – Partivate in treno insieme o…

VG Ah, noi siamo partiti con una macchina, è uno qua, da Vas.

– Come si chiamava, quello di Vas?

VG Romolo. 

– Romolo cosa? 

VR + VG Corà.

– Soprannome? 

VG Non so.

– Uno di Vas, insomma. Che macchina aveva?

VR + VG Aveva una Fiat 501.

– 501, che era, come si chiamava... la Balilla? 

VR No. La Balilla è una cosa. La 501 è un'altra cosa; poi c'era la 521.

VG Perché aveva un telo dietro, e là si saliva dentro.

–  In quanti ci si stava?

VG Oh, io non so, perché quella volta che siamo partiti, aspetta mo… si era: io, Cipriano, Ungheria, Gelindo. Magari mio padre aveva questi figli da mandar via, che a casa si arrangiava: e così si andava, eravamo scapoli, per prendersi un franco… […]

– Sempre con il sistema della candela vergine, adesso per prendere un pezzo di bosco…

VR In qualunque asta, fosse stata legna, fosse stato carbone, ci voleva un'asta e facevano la “candela vergine”.

30:50 – Quando eravate là sul bosco, andavate anche a messa, qualche volta?

VG Veniva il prete là, a dir messa, nel bosco.

– Quando?

A Sant'Antonio e a San Piero, di solito…

– Due tre volte, insomma.

VG Magari anche una volta sola…

– In Jugoslavia? 

VG+VR+CA In Jugoslavia, mai!

– Solo qua nella zona…

VG Qua nella zona, venivano qualche volta.

VR A Marièch facevano la festa.

31:19 – Avevate un vostro santo? 

VG Sant'Antonio… 

– È il santo dei carbonai?

VG + VR No, Sant'Alessandro!

– Allora, facevate una festa il giorno di Sant'Alessandro? 

VG Sì. Sarebbe il primo di marzo.

– Che festa facevate? 

VG Una festa, così, nel paese.

– Ma non era Sant'Apollonia, la festa del paese? 

VG + VR Quella è il patrono del paese,  Sant'Alessandro invece è il patrono dei carbonai.

– Che tipo di festa facevate?

VR  Si andava a messa, si faceva festa [cioè non si lavorava].

VG Andavano a bere un poche di onbre.

VR Diventavano ciòchi! Si tiravano su un pochi di soldi e dopo dicevano “un tot di messe” durante l'estate.

31:58 – Avevate delle storie, non so, che vi raccontavate, in mezzo al bosco, o qualcosa per i bambini.

VG No, no, non facevano tempo di raccontare storie, no. 

– Niente tempo, solo lavorare!

VG Lavorare, e dopo, quando si aveva finito di lavorare, ci si addormentava in piedi.

Lavarsi il muso, ci si lavava una volta al mese.

– Ecco, per lavarvi, dove andavate?  

VG Si andava al póss: si faceva il pozzo, lo si cementava.

– Era sufficiente per bere, per lavarvi e tutto?

VG Per forza, dove non c'è acqua corrente, bisognava servirsi là.

– E al gabinetto, dove andavate?

VG Nel bosco! 

– Non facevate dei buchi, delle fosse?

VG No, no, non c'era tempo di fare quel mestiere, no, ma c'era lo stesso il posto per andarsi a nascondere!

– Sì, non lo metto in dubbio… e fare il bagno, voi, tutto il corpo?

Eh! Quando si veniva a casa, o dentro in un mastello, forse una volta in un' estate!

– Anche se c'era un torrente? Non capitava mai di trovare un torrente vicino? 

VG Eh, qua acqua non ce n'è nelle nostre montagne, e dove si andava erano rari [...] insomma ci si lavava, qualche volta…

– Non avevate le comodità di lavarvi…

VG Come adesso no, non c'erano bagni! 

Dopo si prendevano bottiglie di acqua, le si riempivano nel pozzo, e ci toccava, quando si era riempito la bottiglia, mettergli uno straccio, un fazzoletto da naso, per poter bere; perché c'erano tutti i bíss (vermi) bianchi, tutti rossi. Si doveva buttar via i bíss, e dopo tornare ancora a bere, se si voleva bere! Eh, così!

VG  E poi andavano dentro le bestie quando c'erano le… […]

33:31Come si chiama? (Pavan rivolto al nuovo interlocutore): Colle Antonio. [CA]

– Soprannome?

CA Penacét

– Classe? 

CA 1924.

– Anche lei, insomma, ha provato a bere… buona quell'acqua là!

VG Sì, buona, buona…

– Sana! Nessuno ha preso il tifo?

CA No, niente, niente. […]

VR Quel poco di mangiare che c'era, era genuino.

– L'acqua no che non era tanto genuina.

VR  L'acqua era genuina anche quella, meglio di adesso!

– Anche se aveva i bíss? 

VR Sì…

CA Anche se aveva i bíss, si faceva una polenta, si faceva […] per tre, perché non c'era da mangiare sufficiente…

– Andava anche lei con la famiglia?

CA Io ero con un mio socio. Prima sono stato a servire, dopo ho fatto una società  e dopo sono stato  sempre “per le mani degli altri”.

– Due minuti, poi vado via, portate pazienza… Mi hanno raccontato una storia che in paese, qua, c'era il prete, una volta, poi è andato via e ha portato via tutto: non c'è più parrocchia, in poche parole.

34:38 VR  La parrocchia, c'è, ma il prete è a Stabie! [fraz. di Lentiai] 

– Era qua, invece, una volta, il prete?

VG Sì, sì… c'è anche la casa [in piazza]

– Perché adesso non c'è più?

CA Mah! Questo no, non so dirglielo.

VG Ci sarà scarsità anche di preti.

VR  Perché ci sono pochi preti e non possono più lasciarlo…

– Non è che ci siano state questioni, roba el genere… Viene qua a dir messa?

VG Ogni mattina

– Ogni mattina? 

VG Ogni mattina, a dir messa.

– E sta a Stabie.

Sì…

– Stàbie è un paese più grosso?

VR No… forse è più piccolo di questo qua. 

– Sarà più comodo.

CA Sì, ha più comodità. 

VR Più comodo di che, po'? Sarà più scomodo di qua. […] 

35.36 – Feste dei boscaioli, nel bosco, non facevate feste, sagre?

VR A Sant'Antonio e a San Piero…

– Era d'estate, cosa facevate? 

CA Facile magari anche ubriacarsi, se c’era un fiasco di vino.

– Qua in paese? 

CA + VR No, no… nel bosco.

– Anche se eravate in Jugoslavia?

CA Sì… 

Perché Sant'Antonio? Era un altro protettore, o una tradizione?

CA + VR Una tradizione

– A Sant'Antonio si faceva festa…

VR … e a San Piero.

– S. Antonio e S. Piero, due giorni, e quell'altro santo, come si chiamava?

VR Quello si faceva qua in paese, Sant'Alessandro.

– Allora avevate tre santi… e a Sant'Antonio avevate il “pane”, vero? Mangiavate il pane vecchio, il “pane di Sant'Antonio”? 

VG+VR Sì, sì… “Ciopéte” piccole…

– Sa tutto, il signore [Antonio Colle]! Lo tenevano anche come medicina, mi diceva uno: questo pane, con l'olio, con il pepe, è vero? Facevano come una zuppa…

36:42 – Altre medicine che adoperavate: qualche  erba, qualche roba, se uno aveva male.

CA Per il mal di pancia avevano un uovo col pepe.

– Uovo, col pepe! […]

VR Poi, quando prendevano una botta, una pacca, avevano “la sonda”.

– Cos'è la sonda?

VR Grasso di maiale [...] la sonda … era vecchio magari di due tre anni, questo grasso… e si ungevano con questo.

– Lo lasciavano apposta diventare vecchio?

VR Sì, apposta: diventare vecchio perché tirava fuori la botta.

– Contro le botte avevate la sonda… e dopo, altre robe che prendevate… per la tosse, se uno prendeva la tosse?

Tutti tre Eh! Tosse… no… […]

VR Avevano anche l’olio di ricino.

 – I bambini, se avevano mal di pancia…

VR Quando avevano mal di pancia ungevano la pancia con l'olio.

– Con la sonda? 

VR No, con l'olio.

VG Mal di testa, mettevano l’aceto.

VR Male di pancia olio di semi.

– Di semi o di oliva? 

CA Noaltri, di oliva, non si sapeva neanche cosa voleva dire.

– Altre erbe che prendevate, non so…

CA Erbe: dopo c'era la malva.

– Cosa serviva la malva?

CA Per rinfrescare.

– Ma la prendevate?

CA Come noi, più giovani… io sono venuto a 40 anni prima di berla, ma quelli più vecchi avevano la malva, e la […].

– Sul bosco, cos'è che raccoglievate, altre robe?

CA Era la sgnapa [grappa]. Una bottiglia di sgnapa, ma la riportavano a casa, se non veniva usata.

– Quella era la medicina principale.

Tutti Sì.

– Vino?

CA Vino, niente: l'acqua che le ho raccontato prima…

VG. Coi bíss

38:43 FINE

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