Mario Deon, Marziai, 1940

Nastro (file) 1986/16 – lato B + 1986/17 lato A – 19 giugno 1986

Trascrizione integrale in italiano. Lingua parlata: dialetto veneto, di Treviso (intervistatore); della Vallata bellunese – sinistra Piave  (intervistato).

L’incontro col testimone - all'epoca assessore al comune di Lentiai (BL) - è avvenuto nel suo magazzino di materiali per l'edilizia, sulla strada fra Marziai e Lentiai.


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– Mi dica soprattutto di Rieti, in che anni era a Rieti?

Siamo andati giù nel 1948, siamo stati vicino ad Antrodoco e dopo a Torrita, che è vicino a Cittareale e dopo Casali e io sono andato a scuola a Santa Giustina [Santa Giusta], sono andato a scuola a Marianéto [Marianitto]: sono paesetti là vicino ad Amatrice. E dopo, a Cittareale si andava spesse volte a far la spesa: è un centro come fosse stato Feltre, è un paesetto che si trova su di là, è abbastanza un bel centro.

00:47 – Come mai avevate trovato quel posto là?

Siccome qua i lavori erano scarsi, appena dopo la guerra, hanno cominciato ad andare là perché hanno detto che c'erano boschi per fare carbone. Siamo stati là, siamo andati giù, io dico, in dieci dodici famiglie, con boce e tutti, siamo partiti e andati giù là.

– Tutti insieme siete partiti?

[…]

Beh, guardi, mi ricordo di essere andati giù: quella volta che sono stato io con mia povera mamma […] si era due tre famiglie. Con il treno siamo andati giù che ci sono voluti tre quattro giorni; si andava meglio che si poteva, insomma. Quando si era arrivati, si prendeva la strada, si andava su nel bosco […]

– La prima notte, dove dormivate, che non c'erano baracche?

Eh, ma era andato giù prima mio padre, e gli uomini stavano già facendo le baracche. Erano partiti prima, gli uomini, per far le baracche.

– Lei, di classe è?

Sono del 1940, 17 settembre del '40.

– E si chiama?

Deon Mario.

01:53 – Ha fatto in tempo quindi di fare il carbone.

Sì, ero bocia, io, ma aiutavo magari a springàr perché quando tira fuori il carbone, quando si cava il carbone, bisogna sempre sorvegliarlo un pochettino, perché può darsi che faccia fuoco, che resti qualche ciòcc che non è finito di bruciare ed è pericoloso. Allora di notte si faceva la guardia, si andava un poco l'uno un poco l'altro; mi ricordo anch'io che si andava fuori – bociàta come ero – quando si vedeva una foghèra, noi le si chiamava foghère, si buttava un pochetta di acqua, perché sennò va finire che si bruciava tutto, se non si sta attenti a quelle robe là.

– Era dura, per voi bambini?

Sì può sapere che era dura là. Polenta e latte di capra: si avevano le caprette. 

– Vi lasciavano tenere le capre!

Sì, sì, le caprette sì.

– Perché avevo sentito dire che non lasciavano.

Ben ci sono stati dei periodi… ma dopo, a noaltri, là dov'eravamo giù, ci lasciavano tener le capre, sì.

–  Formaggio sempre…

Formaggio no, latte. Alla mattina si mangiava caffè col latte, di quello delle capre, con un po' di polenta. A mezzogiorno avevi polenta, formaggio e acqua insomma, anche formaggio; ma dopo, il resto, basta … la carne non si sapeva neanche [cosa fosse].

– E alla sera?

Alla sera qualche minestrina, sennò era polenta ancora. Il vino: il vino lo si vedeva con gli occhi, perché… aqua de póss!

03:16 – Ma prendevate soldi o non prendevate soldi?

No, no, non c'era guadagno, no. Noi abbiamo fatto tre anni là, mi ricordo ancora. E in tre anni è stato tanto che siamo riusciti a pagare il viaggio per tornare su, e qualcosetta, ma robe da poco, perché erano talmente tirati anche gli altri, che non c'era niente da fare, no.

– Prendevate i soldi per l'inverno, almeno.

D'inverno, si andava giù nei paesetti là, così, qualcosa si faceva perché si era su dei paesini… e qualcosa si accumulava d'estate, e così si tirava avanti.

– Venivate a casa, d'inverno?

No, no, siamo rimasti tre anni là.

03:49 Io andavo a scuola là.

– In che paese di preciso?

Sono andato a scuola a Marianéto [Marianitto], sono andato a scuola ai Casali, poi sono andato a scuola a Santa Giustina [S.Giusta]. 

– Erano in comune di?

Di Amatrice. Dovrebbe essere stato di Amatrice, ma dopo si era sotto Cittareale… dovrebbero essere un poco tutte quelle zone là. Perché erano tutti paesetti persi fuori, così.

– Con la lingua, come si trovava?

Io la lingua l'avevo imparata tutta. Ero bocia e ormai parlavo come loro. Si andava a scuola là.

– Vi trovavate, dopo, facevate amicizia con i bambini del luogo?

Non era neanche male, no, per quello! Si sa che là era tutto un altro tipo di… sì, diciamo che eravamo un pochino fuori dell'ambiente, ma insomma non siamo stati neanche male, no.

– Tre anni. Finiti quei tre anni siete tornati a casa.

04:39 Finiti i tre anni siamo tornati su. Per il carbone era il momento che oramai si aprivano i lavori, cominciavano ad aprirsi i lavori all'estero, cominciavano ad aprirsi i lavori qua e là. E dopo si facevano legne a metro. Abbiamo lavorato su qua, sulla Val de Canzói, dopo abbiamo lavorato in Val d'Arc, val de Càlc, Busati [?]… Si faceva legna a metro, si prendeva anche un franco, si cominciava a prendere un franco già nel '51 – '52 – '53 – '54. Io ho lavorato fino nel 1954 e dopo ho iniziato a fare i corsi di muratore, ho preso un'altra strada.

05:15 – I corsi di muratore, chi li faceva? La provincia?

No, no… il comune di Intiéi [Lentiai]. Il comune, o non so se fosse…

– La Comunità Montana?

No, allora non c'erano Comunità Montane; non so se fosse una specie di “disoccupazione”, un “cantiere scuola”, una roba così. Non so da chi fosse organizzato, non lo ricordo più. Comunque si era su al cinema di Lentiai, sugli scantinati. Erano loro che ci facevano far pratica. Si faceva pratica e teoria; tre inverni … 

– Le è servito?

Oh… è servito, sì! Neanche parlare, che è servito.

– Siete andati all'estero, dopo?

No. Io sono stato a Cortina, come apprendista, e dopo ci siamo messi assieme qua, tra io e mio povero fratello e un altro, in due tre soci… e abbiamo iniziato un'impresetta nel '60. Abbiamo iniziato a “trappolare” così e dopo, avanti, avanti; poi nel '70 ci siamo divisi e io mi sono messo in proprio.

06:18 – Non avrebbe mai pensato di farsi una villa così, quando era sui boschi là ad Amatrice!

Non l'avrei mai sognato, no, sinceramente. Siamo arrivati dove siamo arrivati ma…

Gente dura, d'altra parte, di partenza; eravate abituati ai sacrifici.

Si era cresciuti sul magro, per quello! Più magro di così!  Io mi ricordo che sono andato, nel '60, era il mese di gennaio … qua lavori non è che ce ne fossero stati tanti, ancora prima che cominciassi a fare l'impresario, che ci si mettesse in società: si aveva incominciato proprio qualche lavoretto, però ancora non si sapeva.

06:54 C'erano dei lavori giù a Chivasso, giù alla Lancia di Chivasso. Cominciavano già ad aprire, iniziava il “boom”. Andavano in cerca di muratori. Io sono andato giù come muratore, avevo già la qualifica, era nel '60, avevo venti anni, sono andato giù. Ma io, quando ho visto la cucina, la mensa diciamo, dove facevano da mangiare … da come si era abituati noi, e arrivare là, pareva che fosse cambiato il mondo… [da come se era usài noantri, no, e rivàr là, paréa che avesse cambià el mondo… ] perché la carne, noaltri, pollastri a mezzogiorno non li si aveva mai visti! Sono stato là cinque sei mesi, e dopo siamo venuti su e ho iniziato a trovare lavoro qua.

– Ho capito. Suo fratello…

07:34 Mio fratello adesso è morto, due anni fa, da un tumore.

Era nato a San Pietro del Carso (Jugoslavia), che erano là che facevano carbone.

– Dove è nato? Proprio dentro sul bosco o in ospedale?

No, no, è nato sul bosco. […]

– Chi ha aiutato sua mamma?

Una “siora”, là, del posto… così, arrangiarsi un po' alla meglio. E due anni dopo, sempre in Jugoslavia, è nata una bambina che è morta di tre–quattro mesi, dalla tosse. C'era tutta la montagna che aveva preso questa tosse … e dopo è stata seppellita a San Pietro del Carso […] Queste cose me le raccontava el póro me pare.

– Non è che tutti stessero così bene di salute, questi carbonai, o stavano abbastanza bene?

Ben, il discorso era questo. Se a lei capitava una malattia, era andato, questo è il discorso. Sì perché c'erano le cure, i dottori, così, per l'amor di Dio, c’erano i dottori, anche, però…

[…]

08:54 C’era una roba sola che rimpiango, glielo dico subito: la serenità, perché si era tutta la famiglia assieme e non si aveva quel ritmo di vita che abbiamo oggi. C'era tranquillità [...] quello che purtroppo, oggi manca, secondo me. Nonostante il progresso che ha portato tutte queste robe […]. C'era questa tranquillità, che arrivavamo stanchi alla sera, però tranquilli, con la sua famiglia, a posto, così. Perché noi si era tutta la famiglia assieme. Noi eravamo i boce […]

09:27 – Tutti lavoravate

Tutti, tutti: si faceva tutti qualcosa.

– Vi trovavate con altri carbonai, là vicino?

Sì, ci si trovava. […] perché c'era, ad esempio un imprenditore a Postumia che prendeva un lotto grande e lo distribuiva ai vari capifamiglia, così. Uno diceva: “io mi prendo questo lotto qua” e faceva il carbone … e dopo il carbone, una volta che lo si era cavato, c'erano i muli che lo portavano giù coi sacchi. Lo si insaccava… e i muli lo portavano, perché le strade non è che ci fossero state dappertutto. Caricavano sui muli e andavano.

10:03 Fine intervista.


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